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L'horror decadente
Joyland di Stehphen King è un romanzo “double face” e forse “sui generis” nella produzione dell’autore. Rappresenta una pausa? E’ il nuovo corso? Costituisce l’addolcimento invitabile che deriva dall’avanzare dell’età?
Nella prima metà del libro la storia procede per passi di danza su un registro tra il romantico e il nostalgico.
Sia per la location (siamo nella Carolina del Nord, in prossimità di Heaven’s Beach), sia per i giovani protagonisti (studenti squattrinati che decidono di lavorare d’estate per raggranellare qualche quattrino e intessono amicizie), e soprattutto per il luogo di lavoro: Joyland “è vecchio e male in arnese, però qui sta il suo fascino”.
I giovani protagonisti sono “i tre moschettieri di Joyland”: oltre a Erin e Tom, in primo piano si muove Devin Jones. In crisi sentimentale con Wendy, diviene factotum al parco dei divertimenti con un compito particolare: recita la parte del cane Howie (“Quando hai addosso la pelliccia i bambini ti adorano alla follia”), sfidando il caldo dell’estate per la gioia dei bambini.
La prima parte del romanzo procede al suono di uno slogan (“Noi vendiamo divertimento”) e sulla scia di un ritornello: “Che dolce, eh?”
Poi, nella seconda parte, in King prevalgono passato e propensione al genere.
Allora Joyland diviene un parco spettrale.
La Ruota Sud si trasforma da romantica passeggiata nel cielo in anfiteatro dell’orrore: “La Ruota del Sud girava nella notte ventosa. A destra la furia delle onde, la spuma dei cavalloni talmente bianca da sembrare fosforescente”.
La luce che illumina la scena è quella dei lampi di Gilda, la tempesta che sta per abbattersi sulla costa atlantica.
Alcuni personaggi da “figli del carrozzone” si trasformano chi nel “Killer del parco”, chi in fantasma.
Devin si è fermato in autunno, a Joyland, oltre che per collaborare nelle operazioni di manutenzione conservativa, per dare pace al fantasma di Linda Gray che si aggira nel “tunnel dell’orrore, il Castello del Brivido” e per regalare una giornata di gioia indimenticabile a Mike Ross, il ragazzino affetto dalla “distrofia muscolare di Duchenne” e che sembra avere poteri speciali (“Sta’ attento Dev. Non è bianco”). Ma soprattutto Devin vuole smascherare il folle omicida (”… a oggi ci sono stati quattro omicidi simili in Georgia e in Carolina. Tutte ragazze. Una accoltellata, le altre tre sgozzate”) che si aggira in prossimità dei parchi del divertimento.
Di questo romanzo ho amato il clima agrodolce, che si trasforma in atmosfera gotica approfittando delle attrazioni, delle giostre, dei personaggi che popolano il mondo del luna park e delle strane malinconie che sono legate a questo ambiente.
E se concludessi dicendo che, a me, King piace anche in questa versione un po’ più moderata?
Bruno Elpis
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Commenti
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E dimmi, salirai sulla ruota? Ed entrerai nel tunnel dell'orrore? :-)
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