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Maigret e la giovane morta
Ciò che fa di Simenon un autore di romanzi e non solo di gialli è la sua grande capacità di raccontare storie e di dare un'anima alle indagini.
Mentre si legge questo racconto quasi non si avverte lo svolgimento delle indagini, ma tutta l'attenzione è catturata dai personaggi, Simenon non li caratterizza, ne stila il profilo psicologico e li rappresenta in modo così vero da far empatizzare con essi.
Al di là dello stile sempre ineccepibile e del lessico ricco e variegato tipico di questo autore, stavolta si respira un'aria diversa, quasi claustrofobica, non per i luoghi che sono per lo più all'aperto, ma per le vite così anonime, così piccole di due personaggi in particolare: la giovane morta e l'ispettore Lognon detto “il lagnoso”.
La ragazza assassinata è descritta in modo minuzioso attraverso i racconti di molti di coloro che hanno incrociato la sua figura, la quale sembra volteggiare davanti ai nostri occhi con un'eterea rassegnazione, una fiera dignità nonostante le avversità e la povertà.
Non può non suscitare senso di protezione e un infinito dolore l'immaginarla morta su un umido asfalto, coperta di abiti da sera dozzinali, abbandonata e sola; lo sguardo di Maigret è riempito di commozione e di dispiacere per questa vita spezzata e le indagini verranno condotte con lo stesso metodo, preciso e perfetto a cui ci ha abituato. Non sarà solo, ma in compagnia dell'ispettore Lognon; questo è l'altro personaggio di cui facciamo la conoscenza e di cui apprenderemo i lati caratteriali più profondi e intimi, le paure, le ansie, i pensieri; è un personaggio che si appiccica addosso come la resina, che emana un buon odore, ma alla lunga non si riesce a togliere dalle mani e a furia di sentirlo, quell'odore, dà fastidio; così l'ispettore Lognon cattura subito il lettore, perché appare fragile, vittima del mondo che non lo apprezza, non lo valorizza, non lo capisce, ma poi quel lamentio di sottofondo che all'inizio è giustificato e compreso diviene in un primo tempo sopportato e alla fine odiato e Lagnon non si riesce più a comprenderlo; tutto questo non viene raccontato, ma si evince dalle azioni dell'ispettore, dai pensieri e dalle considerazioni del commissario Maigret che cerca in ogni modo di comprenderlo e considerarlo, ma non riesce a soffocare quel sentimento di irritazione che genera in modo inevitabile.
Questa inchiesta è svolta in modo ineccepibile e classico, ma quasi scivola via in silenzio rendendo giustizia alla giovane morta che verrà immaginata viva dal lettore e così ne serberà il ricordo, di una spaventata, dolce e impaurita ragazza la cui vita verrà interrotta troppo presto.
Come gli altri gialli di Simenon si legge con semplicità e tiene compagnia, ma a differenza di altri è intriso di un alone di malinconia che non se ne va neppure a lettura terminata.
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Anche io non amo i gialli ma quel filone di Simenon mi ha letteralmente catturata....
Ho trovato stupendi titoli come Il treno ed Il gatto