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Il mastino dei Baskerville
 
Il mastino dei Baskerville 2013-06-26 20:15:22 silvia t
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia t Opinione inserita da silvia t    26 Giugno, 2013
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Il mastino di Baskerville

La forza di questo giallo sta tutto nell'atmosfera che riesce a creare, nelle sensazioni e nei suoni che evoca, nella capacità, in sintesi, di trascinare il lettore nella brughiera inglese, nebbiosa, fredda e umida, nella quale si celano pericoli, misteri e assassini.
Mentre le pagine scorrono, veloci e asciutte, la scena scivola da Baker street, dove Sherlock Holmes discorre con il fedele Dr. Watson caratterizzandosi in pochi tratti, mettendo in luce, anche per chi non conoscesse le sue doti investigative, il suo intuito e il suo acume nel risolvere i misteri, al Devonshire, dove la brughiera impera e avvolge.
L'espediente narrativo utilizzato appare molto azzeccato per almeno due validi motivi, in primo luogo perché il non far condurre le indagini al protagonista permette di rendere il lettore attivo nelle indagini, utilizzando gli indizi messi a disposizione da Watson come se le missive da questo inviate fossero ricevute proprio dal lettore stesso e in seconda battuta perché l'utilizzo del “romanzo epistolare” si presta bene a creare quella suspance su cui poggia tutta la struttura narrativa.
Come accennato poc'anzi i personaggi sono caratterizzati molto bene, sia gli attori principali della vicenda, ma soprattutto i secondari dei quali viene delineata la personalità quel tanto che basta a far intuire i moventi o a mischiare le carte; ma ciò che manca è l'approfondimento psicologico, che è del tutto marginale, quando non del tutto assente.
Doyle attinge a piene mani da Poe ed è inevitabile sentirne gli echi lontani, ma a non si riesce a rievocare quella purezza linguistica, quel lessico ricercato, quella melodia che paralizza e inquieta; Doyle da vita ad un romanzo che si trova a metà strada tra un giallo e un horror, ma senza essere né l'uno né l'altro, troppo razionale per far paura, troppo scontato per stupire nel suo finale.
Ciò che però trasmette sono sensazioni fisiche soprattutto il freddo che penetra le ossa, la terra che cede, facendosi melmosa sotto i piedi, la nebbia che avvolge obliando tutta l'umanità intorno e celando misteri inspiegabili; questa è la grande caratteristica che trascina la lettura, perché non si ha la voglia di scoprire il colpevole o di sciogliere le piccole sottotrame, si ha la voglia di tornare a Londra a Baker street, al sicuro, al caldo di un camino, alla stabilità dell'asfalto asciutto.
Per il grande merito di essere entrato a far parte dell'immaginario collettivo merita di essere letto; il grande merito di Conan Doyle sta nell'aver creato un personaggio unico e attraente, ma lo stile risente molto del passare degli anni, purtroppo privo di quell'alone di eternità tipico delle grandi opere d'arte.

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Commenti

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Bella recensione, rendi proprio l'idea e poi un giallo come questo lo merita!
mi è venuta voglia di rileggerlo !
hai argomentato splendidamente la tua opinione Silvia...complimenti
Grazie a tutti, i gialli non sono il mio genere come ormai si saprà, ma ci sto dando sotto per capirli meglio e devo dire che più ne leggo più riesco a carpirne le influenze e gli stili.
E' un genere molto versatile e davvero interessante!
In risposta ad un precedente commento
Markk
27 Giugno, 2013
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Brava Silvia, è proprio così: considerare il genere poliziesco come una categoria minore è un errore madornale di tanti mentre, al contrario, ci puoi trovare veri e propri capolavori.
Complimenti per la tua recensione anche perché accende la luce su un fatto: scrittori come Conan Doyle, Agatha Christie ed altri che oramai appartengono ad un passato non più prossimo rivelano un talento immenso man mano che il tempo passa e le loro opere continuano ad essere godibili.
Per dirla in breve: ma quanto erano avanti rispetto al loro tempo se ancora oggi incontrano il nostro gusto? Chapeau!
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