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Assassinio sull'Orient Express
 
Assassinio sull'Orient Express 2013-06-15 08:25:46 silvia t
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
silvia t Opinione inserita da silvia t    15 Giugno, 2013
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Assassinio sull' Orient- Express

La conoscenza del giallo deve passare da questo titolo, poiché nel tempo è diventato paradigma di ogni altro, il Giallo per antonomasia e una volta giunti alla risoluzione del mistero il motivo è ben chiaro nella mente del lettore.
L'enigma è dei più classici: il delitto in un ambiente chiuso; i personaggi appartenenti a tutti i generi e a tutte le classi sociali; la soluzione inspiegabile, dodici pugnalate sferzate con rabbia, un uomo ucciso, un investigatore privato di ogni possibile aiuto tecnico obbligato a utilizzare solo la forza della propria intelligenza.
Lo stile è asciutto e incalzante, il ritmo veloce e accattivante, la trama priva di qualsiasi falla narrativa, ogni indizio, ogni particolare è inserito ad arte per far correre i sospetti da un passeggero all'altro, per creare un'idea e subito distruggerla giungendo al finale che dà una spiegazione a ogni dubbio, che fa divenire l'impossibile possibile e spiegabile. Il lessico è molto ricco e adatto al personaggio che viene delineato, la quantità di dialoghi serrati, quasi senza soluzione di continuo, rubano qualcosa alle descrizioni dei luoghi, delle atmosfere, ma creano quel ritmo che obbliga a continuare.
I personaggi sono caratterizzati quanto basta per essere funzionali alla risoluzione del caso, vengono descritte e studiate le reazioni più che le emozioni, le espressioni più che la psicologia, ponendoci nella stessa situazione di monsieur Poirot, affannati a cercare di capire con le nostre sole capacità intellettive chi sia l'assassino; avremmo fatto le stesse domande? Avremmo tratto le stesse conclusioni? Avremmo compiuto le stesse azioni? Tutto questo crea un gioco divertente che ci traghetta fino all'inevitabile finale che rimane l'unica spiegazione possibile.
Se Poirot è, come è logico, caratterizzato molto bene, non è da meno il suo amico monsier Bouc, che la Christie pone come l'alter ego del lettore: sicuro della propria intelligenza si colloca in un primo tempo sullo stesso piano di Poirot per poi capitolare di fronte alla sua superiore forza deduttiva e, perché no, intuitiva; monsier Bouc è forse il personaggio che alla fine del libro rimane più simpatico, più comprensibile.
La Christie decide di utilizzare le deposizioni per farci conoscere le ultime ore di ogni passeggero e attraverso quelle ogni elemento viene svelato, nascosto tra le pieghe del racconto, ma presente, quasi evidente, deposizioni che hanno la capacità di apparire criptiche, ma che lasciano intravedere tutta la potenza rivelatrice che posseggono.
Alcuni indizi sono forzati soprattutto il più importante che dà inizio a tutta la vicenda, un espediente che seppur necessario appare quanto meno poco probabile, altri di una delicatezza e verosomiglianza incredibile, così celati da non essere notati, così mimetizzati nella trama da sembrare inutili puntualizzazioni, altri ancora geniali.
Ciò che rimane alla fine della lettura è una riflessione importante, sulla necessità di svelare la verità, anche se questo porterebbe delle conseguenze ancor peggiori del delitto in sé, monsieur Poirot è un privato cittadino e come tale può esimersi dallo scegliere, ma per il lettore qual'è la decisione più giusta, quale prenderebbe nella medesima situazione?
Molti sono gli spunti di riflessione che si creano durante la lettura, ma forse la più grande perplessità che può rimanere sta proprio nella soluzione, che per quanto perfetta, appare macchinosa e artificiosa, al di sopra del bene e del male, quasi a giustificare il gesto, comunque ignobile, che viene compiuto. Questo aspetto disturba alla fine, non si rimane del tutto persuasi dal movente, ma resta comunque il fatto che se un giallo riesce a generare così tanti pensieri oltre a divertire non può che aver raggiunto il suo scopo.

Da un punto di vista del tutto personale, ma che mi sento di voler esprimere e che esula del tutto dall'oggettiva valutazione del libro, non mi ha convinto del tutto, mi sono mancate molto le descrizioni dei luoghi, della stazione, dei singoli vagoni, delle cuccette, ma soprattutto del vagone-ristorante, insomma quella sensazione di essere lì, magari nascosta dietro il bancone a godermi tutte le deposizioni. Consigliato in ogni caso, sia che si ami il genere sia che lo si odi, poiché è un tassello che non può mancare.

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Commenti

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Bellissima recensione, complimenti! :)
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silvia t
15 Giugno, 2013
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Grazia, mi rincuori, non è stato per niente facile scriverla! :-)
Paradigma??? Ma come paradigma?
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silvia t
15 Giugno, 2013
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Esempio, punto di riferimento...
No?
Avendo letto anch'io il libro non posso che accodarmi a quanti hanno già lodato la tua recensione: brava veramente! La considerazione finale, poi, rimanda a una delle qualità fondamentali che un grande libro deve avere: risucchiare il lettore nella sua dimensione e farlo sentire lì, insieme ai protagonisti.
Bello trovare scritto anche da altri ciò che si è sempre pensato!
Complimenti Silvia per la tua tenacia!...Bravissima!
Hai scritto una recensione ben dettagliata e motivata.
Sai, mi hai fatto pensare che io ho sempre adorato i film in giallo di Angela Flietcher...che dici...siamo sulla stessa lunghezza d'onda oppure no?
Pia
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Sydbar
15 Giugno, 2013
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Ma scusa se hai detto che non ti aveva preso??? Come fai a dire che possa assurgere a paradigma???
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silvia t
15 Giugno, 2013
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Perché da un punto di vista oggettivo mi rendo conto che ha tutte le caratteristiche che lo rendono tali, è solo da un punto di vista soggettivo che non mi ha preso, ma perché mancano gli elementi che per me sono fondamentali nella lettura, ma questo non toglie niente alla sua importanza e alla sua validità come giallo; tra le altre cose anche in Simenon si trovano elementi simili, solo che usa uno stile a me più affine.
Diciamo che mi sono sforzata di essere oggettiva nonostante il bias iniziale! :-)
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Sydbar
16 Giugno, 2013
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Ok Silviia comunque questo è uno dei migliori gialli di tutti i tempi...credimi ne ho letto qualcuno, io li ho letti davvero non come qualcunaltro, ti posso dire che la regina e Simenon sono un po' differenti ma sublimi entrambi seppur in modo differente.
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silvia t
16 Giugno, 2013
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:-), ho letto "Un covo di Vipere" di Camilleri e devo dire che seppur con un po' di difficoltà legate all'uso del dialetto, l'ho trovato molto bello e si scorgono elementi comuni con i classici.
In ogni genere è così sono i classici che fanno storia :-)
Il prossimo sarà "dieci piccolo indiani" ma non so quando!
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