Dettagli Recensione
Kingland…wonderful!
Apprendere la notizia che a breve esce l’ultima fatica di King è sempre un evento che il lettore vive come un bambino che vuole andare nel magico mondo di Disneyland, nel paese delle meraviglie di Alice, nel nostrano Gardland … oppure a JOYLAND, in balia di trepidazione e aspettative, sapere che in Italia è uscito in contemporanea con gli Stati Uniti, il Canada e la Gran Bretagna, rende l’evento ancora più appetibile.
Benvenuti nel magico mondo di Joyland, che la meraviglia abbia inizio!
Devin Jones, raggiunta l’età senile, racconta l’esperienza vissuta nell’estate del 1973 lontano dal Maine, quando in attesa di frequentare l’università si appresta a cercare un lavoro estivo e trova una collocazione a tempo pieno presso il parco giochi più grande del Nord Carolina sulla costa, Joyland appunto. La storia comincia con una narrazione che subito ha fatto presa, Devin è un personaggio bello, positivo, intelligente e molto vitale, riesce ad entrare in perfetta sintonia con tutti i lavoratori del parco comprese tutte le varie peripezie che lo cambieranno dopo quell’occasionale lavoro stagionale. Aleggia il mistero certamente, ma in maniera quasi palpabile e prevedibile, la componente magica è legata alle profezie dell’indovina rumena della baracca dei tarocchi e alla giostra della casa degli spiriti, niente di più scontato.
Niente horror o scene raccapriccianti, l’adrenalina si smorza e finisci per apprezzare il lavoro della narrazione, almeno è quello che mi capita quando leggo un King-non-solo-horror. Il suo modo di narrare è certamente il punto di forza, ha uno stile inconfondibile, non è un RE solo nel nome lo è anche perché nel suo genere non è secondo a nessuno. King è il maestro delle lunghe narrazioni, lente e a volta anche sfiancanti, ma in questo ultimo lavoro, più breve rispetto ai precedenti, arrivi a metà lettura e pensi “che lento”, poi si ingrana la marcia e si decolla sulle montagne russe. Il tono e gli intrecci che si susseguono rimangono pacati ma succulenti. I personaggi appaiono quasi ovattati e facili bersagli per essere etichettati come deboli, ma non fai tempo a pensare questo che King subito dopo ti bacchetta col proporti la sua sensibilità sulle malattie, sull’amore sincero, sulla positività e la grandezza dei gesti coraggiosi e ricci di sentimento. Non è la sua migliore opera, ma ti lascia il segno dopo averlo finito di leggere. E’un maestro che sa dosare l’orrido e il cuore, l’ironia nelle similitudini sulla Oates, sui Pink Floyd, sui Doors, sui favolosi anni 70 a cui King è molto legato sono ottimi ammortizzatori che tra una storia e un’altra li infarcisce come la senape sull’hotdog, non c’è niente da fare, lui è il Re, anche quando scrive un semplice giallo deduttivo.…diffidate dalle imitazioni.
NOTA. Il traduttore, Giovanni Arduini, che è una persona simpaticissima e che si è molto appassionato alla traduzione è stato molto coerente al testo originale(tradurre un americano con i suoi intercalari non è cosa semplice), quindi appena vedrete il conio della Parlata (citata nel libro) di parole come “frollocconi”, “cacatanto”, non è colpa del traduttore, ma sono espressioni volutamente inserite dall’autore.
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Commenti
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@Sharma
bella domanda!! Prova questo, o qualche horror come Pet Sematery...11/22/63..La lunga marcia...
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Gracy, con la tua bella rece mi hai fatto tornare la voglia di leggerlo =)