Dettagli Recensione
22/11/’63
Dopo il mezzo passo falso di ‘The dome’, King torna al librone (oltre settecentosessanta pagine) con un’altra idea che – dice lui – risale agli anni Settanta, ma con ben diverso risultato. Per farlo, abbandona la storia corale e si concentra su un singolo protagonista: Jake Epping/George Amberson è in scena dall’inizio alla fine, raccontando in prima persona il suo viaggio nel tempo per cercare di sventare l’attentato a Kennedy. I complottisti non si agitino: King è per la soluzione semplice e pensa che Oswald abbia agito da solo, ipotesi che è anche la più funzionale allo svolgimento di questa storia. Storia che appassiona dall’inizio alla fine concedendosi numerose deviazioni, un’affettuosa ma non edulcorata rievocazione degli anni Cinquanta e una bella storia d’amore. Che poi, magari, è solo un altro modo che il passato escogita per mettere il bastone fra le ruote del protagonista: perché il passato stesso ‘non vuol essere cambiato’ e questa sua ‘gommosità’ (da cui discende anche il corollario che ogni mutazione potrà essere solo in peggio) è forse l’invenzione più interessante del romanzo che, per il resto, è debitore di molta letteratura sui viaggi nel tempo e l’autore non ne fa mistero nella postfazione. Le pagine migliori sono quelle dedicate alla descrizione delle piccole comunità, sia in negativo (Derry) sia in positivo (Jodie), ma questo, si sa, è una specialità della casa: qualche battuta a vuoto si trova invece qua e là, come nel racconto del periodo in Florida o nei lunghi appostamenti per spiare gli Oswald, il che servirà rafforzare la leggenda metropolitana che il Nostro affidi la stesura di alcune pagine a qualche ‘negro’. La conclusione è coerente e indovinata, come non sempre accade anche al King migliore: pare abbia dato una mano il figlio scrittore Joe Hill, chè quella ipotizzata in origine – con Sadie circondata di figli e nipoti – sarebbe risultata di certo meno incisiva. Ultimo , piccolo appunto, alcuni errori di traduzione e/o stampa che fanno capolino all’inizio e alla fine, ma che non intaccano le ore di lettura appassionante che il libro regala, tanto che, in molti passaggi, è difficile staccarsi dalla pagine. Il piacere è aumentato anche dalla caccia alle citazioni che King distribuisce a piene mani lungo tutto il testo: oltre alle strizzate d’occhio alle opere precedenti dell’autore del Maine, si va dall’ovvio ‘Ritorno al futuro’ a un inatteso (ma non del tutto, a pensarci bene) James Ellroy.
Indicazioni utili
Commenti
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |
Ordina
|
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |