Dettagli Recensione
Un grandissimo ossimoro...
Un grandissimo ossimoro, per l'appunto, è quello che si ottiene accostando i nomi di Dan Brown e di Dante nella stessa frase. L' aver letto gli altri romanzi aventi per protagonista Robert Langdon mi ha permesso d' avvertire in maniera tangibile la parabola discendente (con un apice comunque mai troppo elevato) dello scrittore statunitense. Se gli altri libri non brillavano certo per stile, quest'ultimo manca tantissimo anche di fantasia e innovazione, nello specifico il romanzo si sviluppa sempre attraverso la solita trama "prefabbricata" che ricorda tanto le opere precedenti: un "cattivo" che compare all'inizio della storia e insegue un suo fine (alquanto ambiguo) dettato da non si sa bene quali ideali superiori, colpi di scena che inevitabilmente arrivano e che costringono l'autore a destreggiarsi in spiegazioni stucchevoli (nonchè semplicistiche e a tratti addirittura imbarazzanti) per giustificare i comportamenti che alcuni personaggi avrebbero tenuto per gran parte del racconto, inseguimenti, enigmi neanche troppo riusciti che conducono un lettore ormai annoiato verso l'agognato finale.
L'unico merito, a mio avviso, di questo libro -e che giustifica il voto 2 alla voce "contenuto"- è dato dalle descrizioni appassionate e piacevoli, arricchite da aneddoti, delle opere d'arte di Firenze e Venezia, capaci di ridestare in me una sopita passione per l'arte, questa volta quella vera però!