Dettagli Recensione
La katana e la poesia
Giappone, sedicesimo anno dell’Imperatore GO-Yozei (1630)
La mia curiosità di scoprire nuovi gialli e nuovi autori mi ha portato a conoscere Dale Furutani, e questa scoperta è stata davvero piacevole, non solo per l’ ammirevole capacità dell’autore di costruire un buon giallo senza pretese, ma di contemplare un Giappone dell’epoca ricco di contenuti legati all’ambiente e alle tradizioni che sicuramente affascinano e non lasciano indifferenti il lettore, specialmente se si ama la cultura e le tradizioni del Sol Levante.
“Agguato all’incrocio” è il primo di una fortunata trilogia.
Partiamo dal giallo…
Il protagonista è Matsuyama Kaze, un Samurai ronin (samurai senza padrone) che va errando per le strade del Giappone alla ricerca della figlia dei suoi signori uccisi dai mandanti del nuovo Shogun, casualmente si imbatte in un cadavere proprio all’incrocio tra quattro strade, gli è bastato osservare le vesti e la manifattura della freccia che ha ucciso il malcapitato per capire che il mistero era legato alle vicende di quella località tristemente nota per la povertà riconducibile ai soprusi di una banda di malviventi, a un magistrato prepotente, a un signore del luogo raffinato cultore ma incapace di governare e alla presenza di fantasmi e demoni menzogneri.
Kaze mi ha ricordato tanto Itto Ogami,il Samurai del noto telefilm “Samurai”, affascinante, intelligente, saggio, elegante, capace di utilizzare come pochi la spada katana. Per temperamento ed educazione, Kaze era dotato di una pazienza superiore alla media e grazie al suo fiuto e all’attenzione a tutto quello che lo circonda, senza test di laboratorio, impronte digitali e intercettazioni telefoniche. La bellezza e la bravura è proprio nelle indagini scrupolose e non scontate.
Arriviamo al Giappone del 600…
“Kaze pensava che l’onore fosse come il vento. E’ invisibile, eppure lo senti dare uno strappo alla tua coscienza e costringi a prendere una direzione diversa da quella che avresti scelto. L’onore non smette di sferzarti finché non ti pieghi al suo volere”
Il giallo di Furutani si tinge di altre tonalità che gli danno più spessore, a partire dagli haiku profetici all’inizio di ogni capitolo, alle descrizioni accurate dei modi di fare dei contadini, dei nobili, riservando uno sguardo alla storia legata alle guerre civili del 600, alla condizione delle donne e dei bambini, fino ad arrivare al linguaggio poetico che cattura i paesaggi ricchi di colori e profumi, tra kimoni, danze noh e i rituali di una spiritualità affascinante.
“La vista del Fuji-san all’alba è lo spettacolo più bello che si possa immaginare. Guarda! Vedi la neve come diventa rossa al sorgere del sole? La cime del monte è tutta avvolta di cremisi!”
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:-)
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Bella recensione...