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Elpi-logo n. 16
Ricordando Belfagor e Juliette Greco
Volendomi autopsicanalizzare, probabilmente il mio interesse dilettantistico per l’ipnosi risale a uno sceneggiato TV in bianco e nero che ho visto da bambino: “Belfagor, il fantasma del Louvre”. Lì, il fantasma mascherato e nero era un personaggio che agiva sotto ipnosi. Essendo ormai cresciuto d’età (!) ed essendomi impossessato di qualche ulteriore strumento conoscitivo – dopo aver letto Freud, per il quale l’ipnosi è una tecnica terapeutica – attribuisco il mio interesse infantile a una combinazione di elementi: l’ambientazione al Louvre, il richiamo di civiltà antiche, il mistero di esoterismi, il fascino tutto francese dell’attrice principale, Juliette Greco.
Con la fedina imbrattata da Belfagor, quando mi sono imbattuto nel titolo “L’ipnotista”, mi ci sono buttato a capofitto.
La storia narra di Erik Maria Bark, l’ipnotista più famoso della Scandinavia. Precipitato nel baratro personale, ha smesso da dieci anni di praticare l’ipnosi. Poi Joona Linna, commissario della polizia criminale, si rivolge a lui, lo trova imbottito di psicofarmaci e gli chiede di occuparsi di un caso limite: un ragazzo, Josef Ek, ha assistito al massacro della sua famiglia. La mamma e la sorellina sono state trucidate davanti ai suoi occhi; lui stesso è stato trovato ferito e, completamente scioccato, non comunica più con il mondo esterno. Ma è il solo che potrebbe testimoniare su quanto è accaduto. Ovvio che l’ipnosi sia il metodo più appropriato per carpire una verità sommersa e scongiurare il rischio che la sorella maggiore di Josef, scomparsa misteriosamente, sia raggiunta dal killer che ha deciso di sterminare la famiglia. Erik Maria Bark accetta un incarico che gli cambierà la vita, anche perché suo figlio, emofiliaco, viene rapito…
Il thriller è avvincente, ma non convincente. Ho trovato le sedute di ipnoterapia – mio principale motivo di richiamo – piuttosto epidermiche. La trama, non particolarmente originale, a mio parere presenta alcune smagliature che mi hanno dato l’impressione di leggere più romanzi (almeno due) non perfettamente integrati tra di loro.
Per me, è meglio tornare a Belfagor. E ai miei ricordi.
Bruno Elpis
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Commenti
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Carino :-)
Io avevo una pazza paura di Belfagor...quindi non vorrò averci a che fare ...maiiiiii :))
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Ciao, cordiali saluti.
Gineisa