Dettagli Recensione
Una bella opera prima
Un rapimento.
Un anno intero da incubo, in balia di un aguzzìno psicopatico. Un incubo di soprusi e violenze, di regole folli e punizioni terribili. Questo libro mi ha ricordato un po' la storia terribilmente vera del rapimento della povera Natascha Kampusch, raccontata nel libro “3096 giorni”.
Ma questo , per fortuna, è un romanzo ed è solo fantasia. Ma fantasia ben costruita, magnetica, trascinante.
Quello che mi è particolarmente piaciuto, oltre la storia comunque ben elaborata ed articolata, è lo stile.
Il romanzo ha una sola voce, quello della protagonista, che racconta in soliloquio la sua drammatica avventura nel corso di ventisei sedute con la sua analista, intramezzando i fatti puri e semplici con i propri pensieri, paure, dubbi.
La bravura dell'autrice sta nell'aver saputo utilizzare il monologo, pur mantenendo intatta la tensione e la vivacità dell'azione.
Un'opera prima di tutto rispetto.
[…]
Sa, dottoressa, lei non è il primo strizzacervelli che vedo da quando sono tornata a casa. Quello che mi aveva indicato il medico di famiglia subito dopo la mia liberazione era un emerito idiota. In realtà, quel tizio fingeva di non sapere nemmeno chi fossi. Che cazzata: per non saperlo bisogna essere ciechi e sordi.
Accidenti, ogni volta che giro l’angolo salta fuori dal cespuglio l’ennesimo rompiscatole armato di macchina fotografica. Ma prima di tutto questo casino?
Prima, quasi nessuno aveva mai sentito parlare di Vancouver Island, e men che meno di Clayton Falls. Provi ora a nominare l’isola al primo che passa e scommetto che subito gli uscirà di bocca una frase del tipo: “Non è lì che è stata rapita quella donna, l’agente immobiliare?”
[…]