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Una strana corte dei miracoli
Sulla cover spicca un bollino promettente: “Questo libro sarà il thriller più originale della stagione. Ne sentirete parlare a lungo” (Publishers Weekly).
Il protagonista, Geiger, ha un “soprannome: l’Inquisitore. Il re della tortura”. E, se è vero che anche la scelta della professione può essere determinata da pulsioni inconsce, cosa mai spinge Geiger a un mestiere che consiste nel carpire informazioni utilizzando qualsiasi mezzo?
“La tortura. Era così che l’oscuro passato di quell’uomo si era manifestato in tutti quegli anni?”
“Quell’uomo si portava dentro più demoni di un quadro di Hieronymus Bosch…” e “la sua forza era pari solo all’enorme peso dei fardelli che si portava dentro”. Le ombre del passato si manifestano in ripetute crisi: “L’attacco era iniziato così all’improvviso e sembrava così violento che avrebbe potuto benissimo culminare con la morte”.
Geiger, nel suo lavoro, ha una deontologia da rispettare.
“Geiger aveva tre regole. Non lavorava con i bambini … Non lavorava con persone avevano problemi cardiaci. E non lavorava con individui di più di settantadue anni…”
Ma un giorno incappa in uno di questi limiti: quando qualcuno gli chiede di far “cantare” un bambino: Ezra. L’inquisitore si ribella. Tuttavia il caso è esplosivo (“Nari Kaneesh era il numero due del Parlamento egiziano”), sembra coinvolgere Al Quaeda e non un ‘semplice’ traffico di opere d’arte: “Qui non c’è di mezzo un quadro”. “Hall non è un detective privato al servizio di un riccone con una collezione d’arte”. Si scopre poi che il padre di Ezra “Matheson è a capo di Veritas Arcana”.
In cerca d’aiuto Geiger si rivolge all’amico di sempre, il malavitoso Carmine: “Faccio affari con questa gente. Lo sai a chi hai pestato i piedi? Lavorano per il governo”.
Interessante, forse è la cosa più interessante, il rapporto che si instaura tra Geiger e Ezra.
“Non pensava che Geiger fosse un mostro, ma era certo che in lui se ne nascondesse uno”. “Com’era possibile che lo proteggesse pur essendo un torturatore di professione?”
Nel finale ritroviamo in fuga, braccata dagli inseguitori, un’autentica corte dei miracoli: il socio Harry, ammaccato dagli scontri a fuoco, sua sorella Lily, mentalmente instabile, il piccolo Ezra, sottoposto a continue pressioni, e Geiger, ormai malconcio perché sfuggito a sua volta alla tortura dei rivali.
Crudeltà, azione e psicanalisi sono la formula di questo romanzo. Che si lascia leggere. Ma da lì ad affermare che siamo di fronte al “thriller più originale della stagione. Ne sentirete parlare a lungo”, direi che ce ne passa …
Bruno Elpis