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Bum bum...pausa...bum, bum...pausa...bum, bum.
Tra le innumerevoli tradizioni che l'Inghilterra può annoverare c'è quella, piuttosto macabra, di riunirsi intorno ad un camino acceso la notte di Natale a raccontarsi a turno storie di fantasmi.
Nella casa di Arthur Kipps, situata fuori Londra, la sera della Vigilia di Natale di un anno imprecisato (ma sicuramente compreso nei primi trenta del Novecento) sta avvenendo proprio questo; sua moglie e i suoi tre figliastri riuniti accanto al camino, narrano a turno storie di muri trasudanti, di passi sulle scale, di grida nella notte, di improvvise folate di vento, di monasteri in rovina e di cadaveri legati a terribili maledizioni. Tutto molto affascinante ma....Arthur Kipps non può più ascoltare. Scappa fuori, all'aria aperta, per ritrovare un po' di calma interiore. Il disagio lo attanaglia. Tutto è legato ad eventi passati racchiusi tra le pieghe della memoria. Stanco di trascinarsi dietro l'eco di quel terrore che lo accompagna da anni, decide di esorcizzarlo, una volta per tutte, raccontandolo in un diario per i posteri. Mentre la penna scorre veloce sulla carta, una spessa coltre di nebbia grigiastra dall'odore salmastro pare sollevarsi dalle pagine riportando in superficie ricordi di gioventù. Un'incarico improvviso, una casa fuori dal tempo nel mezzo di una palude raggiungibile solo con la bassa marea, una donna anziana morta in solitudine, un piccolo villaggio abitato da superstizioni e un dolore antico che lega una terrificante donna in nero dal viso sfigurato alla defunta Mrs. Drablow, proprietaria della maestosa casa vittoriana. Pian piano man mano che si avanza nella storia emergono misteri, fatti dolorosi, rabbia e vendetta e una porta senza serratura dalla quale, nel profondo della notte, un movimento cadenzato e costante indica una presenza inquietante.
Bum bum...pausa...bum bum...pausa...bum bum.
Un fruscìo di vesti....una mano che accarezza una lapide...un cane che ulula....le ruote di un calesse e ....il grido di un bambino.
Arthur Kipps conosce la paura e sa dargli un volto. Questo racconto di sole 188 pagine, scritto da Susan Hill, è il più bel racconto di storie di fantasmi che mi sia mai capitato di leggere. Ho trovato splendide ambientazioni, personaggi ben delineati, atmosfere suggestive, descrizioni impeccabili, specie riguardanti gli stati d'animo del protagonista. Lo stile della Hill è diretto, senza giri di parole e senza pause. Una prosa scorrevole ma autorevole. Da questo racconto è tratto il film " The woman in black" con Daniel Radcliffe; sicuramente ben fatto ma con notevoli differenze rispetto alla trama raccontata dal libro. Quindi, abbiamo lo stesso filo conduttore ma il libro resta più godibile in quanto "sgrassato" da tante piccole "americanate". Detto questo non posso che augurarvi....ehm...aspettate....avete sentito?....c'è un rumore, come...un..... fruscìo....
aaaaaaaaahhhhhhhhhhh!!!!!
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