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..e il Tango Nero Più Furbo Del Mondo
Mi impunto,prendo un lazzo e mi avvicino al famigerato nome di Joe R. Lansdale, mi aggiro,non so da dove iniziare,siamo io,lui e l’esposizione dei suoi titoli come tre entità separate quando una lieve brezza mi giunge alle spalle,sento già il vento delle foresta farsi spazio e venirmi a cercare per rapirmi soltanto guardando le copertine. Palle di fieno che svolazzano tra ossa dimenticate,nubi cariche di innondazioni,sorrisi a cui manca un dente che mi stanno già servendo un caffè che sa di benzina.
E mambo degli orsi sia!
Fin dalle prima pagine mi pervade un' irrefrenabile senso cinematografico e comincio ad avvertire quasi un’ondata Tarantiniana che si spalleggia con i Fratelli Coen del grande schermo.
La corposa fisicità dell’ambiente,la predominanza degli elementi atmosferici e la particolarità dei personaggi descritti con un linguaggio incisivo,marcato,impietoso,senza peli sulla lingua e con la brillantezza di chi è viscerale nel crearli,mi avvinghiano nel classico stridio della vicenda a tinte fosche.
E poi giù nel lembo di terra texano,dove la denutrizione di bellezza ha fermato gli esseri umani,ancora più giù in quel luogo che sembra quasi indefinito che é Grovetown,dove il sangue porta l’ossigeno nel corpo e al cervello spinto solo da regole primitive,dove ti devi coprire il naso per la puzza di stantio e ogni viso è quanto di meno rassicurante possa esserci sulla faccia del pianeta mentre il razzismo è suolo predominante.
La sparizione di Florida,bellissima e testarda donna di colore trascinerà questa indimenticabile coppia di dectective Lansdaliani:Hap la parte bianca,piu posata ma testarda e Leonard “il Negro Più Furbo Del Mondo” con il suo sberleffo attaccabrighe, in questo luogo ostico,cupo,putrido che sarà teatro di un corollario di personaggi al limite del grottesco che nutriranno di verve umoristica il presagire del peggio.
Si ha la percezione che Grovetown sia un luogo remoto e che si fa strada per autoproclamarsi tra i padroni di casa,cominciando da chi detta la legge di zona,rappresentata da questa sorta di sceriffo con la fisionomia facciale che ricorda un carlino,gran masticatore di tabacco e affetto da orchite ad uno dei suoi gioielli di famiglia,passando per un gruppo di pseudo Ku Kus Klan con a capo un impomatato e che,a mio avviso, ci starebbe a pennello nel mio immaginario “tardo Tarantiniano”un Christoph Waltz senza pietà,sino alla vecchia matrona della tavola calda che subito dopo la sudditanza nel servirti una ciambella potrebbe puntarti una carabina dritta in fronte se si fa troppo baccano.. e tanti,tanti altri ancora
Si, forse più che il racconto in sé,tra scazzottane da far west e pulp avvenimenti,l’energia di Lansdale è totalmente nella capacità descrittiva,nell’accuratezza comparativa con cui riesce a dare ogni colore ai suoi attori su carta,anche le comparse che sembrerebbero meno servizievoli alla sostanza della vicenda diventano invece strutturalmente essenziali,altre arricchiscono le sfumature quando probabilmente in altre mani diventerebbero assolutamente inchiostro dimenticato.
Lui non trascura nessuno come un grandissimo cesellatore,come chi è e vive la sua storia, la palude,la pioggia incessante e si fa vaso e artigiano di ogni singolo tassello ,solo per questo un artista da incontrare anche se si rimane per un po’ con la vivida sensazione di aver preso un sacco di cazzotti e di aver bevuto un intero stagno mentre si abbozzavano delle risate
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