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I racconti di Lovecraft – commento di Bruno Elpis
Ogni racconto di H.P. Lovecraft richiede un commento singolo (ed effettivamente sto scrivendo una serie di commenti alle storie del padre dell’horror, come ho fatto per i racconti di Poe) e, fin da subito, segnalo che la lettura degli scritti dell’autore di Providence è tutt’altro che agevole.
Per rappresentare la raccolta dei racconti, scelgo di commentare “The call of Cthulhu” (“Il richiamo di Cthulhu), non perché io l’abbia preferito agli altri, ma per la sua importanza nella poetica di Lovecraft e nella storia della letteratura.
Quanto al primo aspetto, Cthulhu fa parte della complessa mitologia inventata da Lovecraft e da lui attribuita a un manoscritto (pseudobiblium) noto come Necronomicon redatto dall' "arabo pazzo" Abdul Alhazred. Cthulhu è sacerdote dei Grandi Antichi: abominevoli creature aliene che si insediarono sulla Terra quando ancora la vita terrestre era agli inizi. Egli infatti giunse sulla Terra con la "prole stellare di Cthulhu" e fondò la leggendaria città di R'lyeh, nella quale fu imprigionato quando le stelle furono allineate correttamente («the stars come right»).
Il Mito si propagò anche grazie all'apporto di altri scrittori contemporanei che utilizzarono le invenzioni di H.P.L. nelle loro opere. E ciò tonificò l’impianto, rendendolo diffuso e forse più credibile. Il racconto ha così dato il nome al “Ciclo di Cthulhu”: quanti altri autori si sono ispirati alla cosmogonia ideata da Lovecraft ?
“Il richiamo di Cthulhu” è il nuovo paradigma del racconto horror di H.P.L.; parte dal quieto New England per finire in un’architettura terrificante di portata cosmica: in un pantheon immaginario (“Un tremendo panorama di megaliti neri e stillanti; una voce sotterranea, o intelligenza che fosse, la quale gridava frasi monotone ed enigmatiche, assolutamente indescrivibili se non in termini di caos”), ove vengono proiettati i terribili segreti di un passato mitologico che cerca nuova linfa nei misteri dello spazio e del tempo.
Il racconto contiene i semi di una pluralità di generi: oltre all’horror, il fantasy antropologico e la fantascienza. Perché è un guazzabuglio (concoction) scaturito da una mente “sull’orlo di orrori cosmici che l’uomo non può reggere assolutamente ...” Di fronte ai quali l’autore è solo, lì a confrontarsi con un terrore che viene sviscerato e analizzato, e afferma: “Io non dormirò mai più tranquillo perché so quali orrori si nascondono dietro il velo della vita, del tempo e dello spazio”. In una “geometria … anormale, non euclidea, orrendamente affine a sfere e dimensioni che non sono le nostre”. Ove “un angolo che sembrava acuto … si comportava come se fosse ottuso …”
Dopo la pubblicazione del "Richiamo", Lovecraft ebbe riconoscimenti importanti. Robert Ervin Howard scrisse a Weird Tales: «L'ultimo racconto del signor Lovecraft, Il Richiamo di Cthulhu, è un capolavoro».
Come non essere d’accordo? Siamo lontani anni luce dalle attuali degenerazioni letterarie ove tutto si tenta, ma nulla più stupisce. Mentre con H.P.L. noi rimaniamo “ impressionati dalla cosmica maestà di quella Babilonia stillante e fabbricata da antichissimi demoni” …
Bruno Elpis
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