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Follia profonda - commento di Bruno Elpis
Torna Wulf Dorn, l’autore de “La psichiatra”, romanzo diventato un bestseller grazie al passaparola dei lettori.
E torna con un thriller psicologico contaminato dall’horror. Un’autentica delizia per gli amanti del genere, come già fu il romanzo d’esordio.
Protagonista è, ancora una volta, uno psichiatra: Jan Forstner. Un uomo affascinante, che ha una storia di sofferenza alle sue spalle, risolta positivamente anche attraverso l’impegno professionale: “La sparizione di Sven (ndr: il fratello) aveva avuto conseguenze fatali per Jan e la sua famiglia, e Jan aveva rischiato di esserne distrutto. Una volta toccato il fondo dell’abisso … aveva accettato un posto alla Waldklinik”. Nella clinica Jan è impegnato, con il parroco Felix Thanner, in un encomiabile progetto: “… la storica sala da ballo della Waldklinik era gremita … erano venute più di duecento persone, per assistere alla presentazione del progetto per il nuovo reparto pediatrico”.
Il primo delitto riguarda un giornalista, Volker Nowak, che doveva incontrare Jan Forstner per metterlo a parte di una misteriosa rivelazione. L’omicidio è terribile:
“Che cosa spinge una persona a schiacciare la testa di un’altra tra il montante e la portiera, e a sbatterla così a lungo contro la portiera fino a causare il soffocamento per rottura della laringe?”
Risposta a questa domanda: la follia. Anzi: la “Follia profonda” del titolo. Quella che anima Jana: questo è lo pseudonimo della persecutrice di Jan. La donna misteriosa assedia lo psichiatra in un crescendo di atti da stalker: un mazzo di rose rosse, pedinamenti, telefonate prima mute poi esplicite, disegni infantili (“… A giudicare dal disegno, questa sconosciuta ti ritiene una specie di eroe”) da interpretare alla luce di una probabile patologia: Jana è “un’erotomane schizofrenica”. Che, nella sua sfrontatezza psicotica e criminale, arriva a confessare i delitti commessi al parroco (“Si trovava in compagnia di una persona mentalmente disturbata. Gli aveva confessato due omicidi e sembrava vittima di una follia amorosa”), ponendolo di fronte a un dilemma: “Il segreto della confessione è inviolabile”.
Wulf Dorn si conferma maestro di tensione e di depistaggio. Grazie a una tecnica ben precisa (ad esempio finisce un capitolo con un personaggio, comincia il successivo con l’omicida in modo da creare continuità nell’aspettativa; dissemina la narrazione di falsi indizi …), induce il lettore a sospettare di tutto e di tutti: l’assistente del parroco Edith Badtke, la segretaria di Jan, Bettina, la collega psichiatra Julia Neitinger, il vicino di casa Rudi - “Lo avevano soprannominato Kermit, come la rana dei Muppets, perché aveva la voce identica a quel pupazzo”-, l’amante Carla e pazienti come Mirko Davolic… ho dubitato di tutti, nessuno escluso.
Molti sono gli elementi horror presenti nel romanzo che si mantiene sapientemente in equilibrio funambolico sul sottile filo sotteso tra psicanalisi, paura e … desiderio d’amore: “Più a lungo soffrirai, più a lungo mi penserai”.
Bello, bello, davvero bello. Parola di…
…Bruno Elpis
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Come rispondere alla domanda: perché la gente si diverte negli sport estremi o sulle giostre che sfruttano il senso della vertigine e del brivido per divertire?
Oppure, è come rispondere alla domanda: perché mi piace Poe? Perché mi piace Lovecraft?
Forse perché nell'adolescenza mi hanno colpito i film di Hitchcock e i primi (soltanto i primi) di Dario Argento. Forse perché mi piace investigare sull'animo umano. Forse perché psicologia e psicanalisi - miei antichi amori che non ho coltivato nella professione che poi ho scelto - di questo si occupano.
In matematica - e nelle scienze in generale - i ragionamenti portati al limite (e le dimostrazioni per assurdo) fanno progredire e scoprire cose interessantissime.
Forse perché mi piace capire l'origine del male, forse perché mi piacerebbe tanto che il male non esistesse.
Forse è soltanto una banale questione di "genere letterario".
Forse non è niente di tutto questo.
Io penso che ognuno debba rispettare la propria indole: se una lettura ti traumatizza, stanne alla larga. Se una lettura ti stimola, tuffati.
L'importante è saper prendere le distanze, conservare spirito critico.
OK, mi sono incartato e non so se ti ho risposto! :)
Un caro saluto,
Bruno
Noto che siete in molti ad amare questo genere qui; infatti inizialmente ne ero persino impaurita e pensavo di non rimanere...mi sentivo un pesce fuor d'acqua. Poi sono state le persone come te , che diversificano le letture e che ho sentite capaci di grandi e importanti sentimenti, che mi hanno invogliato a continuare...Grazie di tutto. Per ora io credo che , come hai consigliato anche tu, ne starò alla larga; la mia particolare sensibilità mi porta a star male nel leggere certe forti situazioni, che poi continuano a rimbombarmi...però più avanti il tuo lo leggerò...Ogni tanto vorrei anche io tentare di provare generi diversi...e non fossilizzarmi sui soliti...si vedrà, senza forzature...tanto ... ho una vita davanti...no?
Con gratitudine, la tua amica PIa.
Tanto più perché non ha l'articolo :)
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