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La debolezza deve essere spazzata via
Il titolo della recensione è una frase di Adolf Hitler, la stessa citata da Paul Grossman per introdurre il suo thriller investigativo. Un’ottima scelta. Questo thriller, narrato con grazia scorrevole, è ben costruito e ben ritmato, e può essere letto come un modo insolito di narrare la Shoah.
La storia esordisce nella Berlino scintillante del 1929, quando ancora la Germania sembrava in ripresa. Gli artigli della crisi non si sentivano ancora, ma la tragedia era alle porte. Il protagonista, un detective ebreo, intuisce già i contorni del mostro che sta calando su quello che è ancora, per poco tempo, il suo paese.
Le descrizioni della capitale tedesca costituisce uno dei punti di forza di quest’opera. Inseguendo le indagini scopriamo i monumenti, le strade, le piazze. Incontriamo gli artisti e gli intellettuali. Parliamo con bambini di strada, organizzati in bande. Giriamo tra i quartieri e quelli dove regna la miseria. Arriviamo anche al quartiere degli immigrati ebrei. Osserviamo la civiltà e il rispetto per le regole, l’amore per l’arte e la puntualità, ma anche la diffusa ostilità a qualsiasi forma di debolezza, il rigore nell’educazione dei bambini, l’antisemitismo dilagante dopo la Grande Guerra. L’autore conosce e racconta bene anche la psicoanalisi, che ancora non era stata messa al bando. Un’epoca riprende vita sulla carta, si svela nella finzione.
La cultura tedesca dell’epoca non fa soltanto da sfondo, ma si intreccia con vicende e personaggi. Nonostante l’antisemitismo diffuso, in Germania non c’era traccia dei pogrom che dilagavano nei paesi dell’est. La Germania era la terra dell’ordine. Il caos dei tempi nuovi si annuncia con il ritrovamento di un sacco di ossa. Sono ossa di bambini, lavorate come gioielli. Uno psicoanalista osserva che sembra un tentativo di ripristinare l’ordine dopo la distruzione. L’indagine scoprirà una storia familiare di morte e sofferenza, che riflette in un gioco di specchi quella che sarà la regressione sanguinaria di una nazione intera, la pianificazione razionale di un orrore del tutto irrazionale.
Questo bellissimo romanzo non è un passatempo. Il sangue di queste pagine non scorre come salsa di pomodoro: l’orrore rischia di lasciar traccia. Alcuni personaggi ricalcano i cattivi delle fiabe e del cinema: ci sono la cannibale e la strega cattiva, c’è perfino lo scienziato pazzo dalla risata crudele. Ma questi personaggi cari al nostro immaginario collettivo non sembrano usurati e non stonano in questa scena del crimine, che coinvolge anche la Storia.
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@Antonella
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