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Un luogo chiamato libertà
 
Un luogo chiamato libertà 2013-01-14 14:59:44 manu chan
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
manu chan Opinione inserita da manu chan    14 Gennaio, 2013
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Colpire pochi per impaurire molti

“Un luogo chiamato libertà” è un romanzo di Ken Follett, scritto nel 1995. È la storia di un uomo che si è riscattato dalla schiavitù per quell’innato senso di indipendenza che è dentro il sangue dell’umanità e di una donna che è voluta uscire dai canoni di comportamento che si addicono al sesso femminile per emanciparsi.
Ambientata nell’Inghilterra del XVIII secolo, la vicenda è perfettamente incastonata in un contesto storico molto movimentato, con l’avvicinarsi della rivoluzione industriale e le colonie inglesi in procinto di dichiararsi indipendenti dalla madrepatria. L’Inghilterra è un territorio ricco di materie prime e in particolare di carbone, le cui miniere sono in mano ai signori locali che abusano degli schiavi come se fossero degli strumenti. Uno tra questi, Malachi McAsh, decide di rompere le catene della schiavitù per ribellarsi e riscattare quelli che, come lui, vivevano da molte generazioni in una condizione ereditaria di disagio. La sua vita si intreccia con quella di Lizzie. Lei scova ogni sistema per fare l’“uomo”, da sempre ribelle a quelli che potrebbero definirsi i canoni di comportamento di una donna di buona famiglia. Vive con la madre in un possedimento che è tanto grande quanto l’impossibilità di mantenerlo; per cercare di riparare a questo, il matrimonio combinato con uno dei vicini della famiglia dei Jamisson sembra inevitabile: possiedono mezza Scozia, diverse miniere di carbone e una piantagione in Virginia. Tuttavia, il matrimonio non va a gonfie vele e lei decide di sbarazzarsi di quell’uomo di cui si era tanto innamorata al di là della necessità economica, problema che tocca più sua madre che lei.
In Inghilterra c’è forte agitazione sia per la situazione delle colonie in America, che per gli scioperi degli scaricatori delle navi. “Colpire pochi per impaurire molti” è il manifesto del potere che i governanti utilizzano come avvertimento contro ogni forma di ribellione, e chiunque decida di correre il rischio pur di riscattarsi dalla situazione di schiavitù viene giustiziato a morte attraverso l’impiccagione. Così il patibolo diventa luogo di ritrovo per tutti coloro che vogliono assistere “ordinatamente” a una fredda morte.
Le tematiche che risaltano del racconto sono molte e tutte interessanti: i diritti dei lavoratori, l’uguaglianza tra i sessi e la pena di morte,ecc.. tuttavia, appaiono inconsistenti per il modo in cui la narrazione procede; insomma, la forma romanzata non permette di dare il rilievo che si meritano questi argomenti così importanti, nella vita di una società qual è quella che nel tempo in cui è ambientato il racconto, sta formandosi.
Lo stile semplice e scorrevole permette una lettura veloce, sebbene in alcuni punti del racconto il ritmo perda consistenza e il lettore sia introdotto in una lettura in cui le dite sfogliano automaticamente le pagine senza che la mente sia collegata. In più, nei momenti in cui il racconto delle si faccia interessante, a causa del modus scribendi dell’autore viene ridotta a una specie di soap-opera su carta.

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E' da alcuni anni che ho questo libro sullo scaffale e non l'ho mai letto... penso che ci resterà ancora a lungo..
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