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L’elefante nella stanza
E’ praticamente impossibile non tornare alla strage nella scuola del Connecticut, o a qualche mese prima al Joker pazzo che ha ucciso 12 persone mentre assistevano alla prima di Batman. E così, a ritroso fino alla strage della Columbine High School, avvenuta nel 1999, dove questa volta due studenti massacrarono 12 compagni di scuola e un insegnante.
Eventi efferati, dicevamo, compiuti da folli, disadattati, psicopatici assassini senza movente se non quello della pazzia. Drammatici eventi di cui nessuno ha mai voglia di trovare una reale spiegazione, perché velocemente sopraffatto dagli scatenati tam tam mediatici sulla necessità di fermare o almeno limitare la folle corsa al reperimento delle armi. Proprio pochi giorni fa abbiamo assistito alle lacrime di Obama.
Non ci chiediamo quasi mai qual è stato il punto di rottura. Il momento in cui il piano si è inclinato, facendo precipitare le cose irreversibilmente. Il momento in cui l’assassino si è armato per dirigersi verso l’infausto appuntamento. Simon Lelic prova a darne una spiegazione in questo bel libro.
Siamo in una scuola inglese, durante un assemblea un mite professore irrompe uccidendo 4 alunni e un insegnante, per togliersi subito dopo la vita. Caso da chiudere velocemente anche questa volta, ma non per l’ispettore Lucia May, che attraverso una indagine attenta e scrupolosa cerca di andare verso la radice del problema, di capire cosa è scattato in Samuel Szajkowski, timido e riservato insegnante di storia, per compiere questo folle gesto assurdo e inatteso.
L’indagine di Lucia May è frenetica, deve chiudersi rapidamente, lo richiedono i suoi capi, l’autore riesce a dare ritmo alla lettura con una trovata davvero originale, intercalando i capitoli riguardanti l’indagine con quelli dedicati alle interviste fatte ai diversi testimoni, colleghi, studenti, parenti, anzi dei veri e propri monologhi, dove tutti quanti cercano di esprimere il loro punto di vista, qualcuno basato solamente su interpretazioni personali, perché non presente alla strage.
Forse le pagine non sono state sufficienti per approfondire al meglio le motivazioni che hanno spinto il professore a compiere questo crimine così efferato, per chiarire il legame a precedenti fenomeni di bullismo, alla disattenzione in generale delle istituzioni, ed anche il finale è un po’ frettoloso, diciamo aperto.
Tuttavia, Punto di Rottura rimane un bel libro, interessante, attuale, e a tratti originale, e per questo ve lo consiglio.