Dettagli Recensione
Anni bui
Il caso Collini, a prima vista, ha tutto l'aspetto di essere un legal thriller all'americana, purtroppo non lo è, racconta gli anni bui di un periodo della nostra storia, seconda guerra mondiale, nazisti e stermini, partigiani e battaglie, campi di concentramento e dolore. Qui davanti a questo libro in un certo senso mi sento sollevata perché anche i tedeschi, finalmente, dopo tanti anni fanno chiarezza sul loro passato cercando di parlarne. Credo che non sia stato facile riuscire a prendere il bandolo della matassa , interrogarsi e analizzare quei periodi cercando di metterli in chiaro, tanto è stato fatto ma molto poteva essere fatto e anche meglio. Il romanzo parte dall'omicidio di un famoso e facoltoso industriale, molto amato e rispettato nel suo ambiente, Hans Mayer. Il colpevole dell'omicidio è Fabrizio Collini, italiano, uomo onesto irreprensibile, di poche parole, grande lavoratore in una fabbrica. Lui si denuncia ma alla polizia non vuole rivelare il motivo di questo omicidio, oltretutto in apparenza e durante le prime indagini non risultano collegamenti fra i due uomini. L'avvocato nominato d'ufficio pensa che sia un caso facile e di breve durata, ma ci vuole un movente. Per pura combinazione Mayer è stato una persona molto presente nella vita dell'avvocato dato che era amico dei suoi nipoti e durante le vacanze si rincontravano spesso,lui ne ha serbato un ottimo ricordo, un brav'uomo. Ma le cose non sono mai come uno se le aspetta e alla fine ci stupiscono per la loro verità, infatti cosa si cela dietro questo industriale e quest'umile uomo? Il passato non si cancella mai torna sempre a galla, in questo caso è un passato duro, difficile e sconcertante da mandar giù. Mayer ufficiale delle SS per ordine dello stesso Hitler uccide a sangue freddo dei partigiani mettendoli tutti davanti una grande fossa, fucilati e non bendati solo perché bisogna far rispettare la feroce egemonia, tanti militari tedeschi uccisi, tanti partigiani morti con un rapporto voluto dallo stesso Hitler di uno a cento, nel caso di Mayer doveva essere di uno a dieci ( qui, invece, il rapporto fu raddoppiato). Tra questi, purtroppo, c'era il padre di Fabrizio, il quale riesce a venire a conoscenza del nome di chi ha eseguito l'ordine e lo memorizza aspettando per ben cinquantasette anni. Perchè tanti anni? Lo aveva promesso alla zia, morta solo da poco tempo, ed ora poteva procedere, doveva vendicare l'atto subito. Perchè Mayer non era stato mai condannato? Su l'uomo fu istruito un processo e avviate delle indagini ma non venne ne condannato ne incriminato e il caso venne archiviato. La fortuna volta sempre le spalle hai più deboli, così accadde che dal 1° ottobre 1968 fù promulgata una legge passata inosservata perchè sembrava irrilevante, diceva in modo molto semplificato che il concorso in omicidio volontario aggravato andava punito come omicidio semplice, quindi significava che i reati erano prescritti. Questa legge detta legge Dreher non fu altro che un'amnistia, per tutti e per tutti i massacri, nessuno poteva esser chiamato a render conto. La prescrizione non può più essere annullata. Il fautore di questa bellissima legge morì famoso e glorioso, pochi sapevano realmente cosa avesse fatto alla giurisprudenza e alla giustizia.
Ma questo racconto ci fa capire che c'è una giustizia legislativa ma che nella vita deve esistere una giustizia comunitaria, per il bene della comunità.
Come si può leggere questo romanzo senza provare dolore, rabbia e rammarico, senza poterci chiedere perché i massacratori hanno dovuto vivere una vita agiata, libera senza pagare nulla su questa terra. La risposta è molto semplice “l'uomo ha il potere di rendersi una vita meravigliosa” anche se sono o sono stati i più efferati assassini. Questa è giustizia? Abbasso gli occhi e rispondo secondo coscienza.
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