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Edward Bunker: “Come una bestia feroce”
Dopo una vita trascorsa tra riformatorio e prigione, Max Dembo vorrebbe provare a reinserirsi nella società, forte anche di quel po’ di cultura che si è fatto in prigione (perché ‘in otto anni anche un cretino’ se la farebbe). Uscito in libertà condizionata, scopre ben presto che quella vita non fa per lui e, del resto, la società non sembra poi così ben intenzionata ad accoglierlo: meglio tornare alla vecchia vita, malgrado i rischi siano sempre in agguato per cancellare i pochi momenti luminosi. Bunker attinge a piene mani dalla sua vita per scrivere il suo primo romanzo durante l’ennesimo soggiorno in galera, soggiorno abbreviato proprio dall’interesse e dal successo riscossi dal libro e dal film che ne fu tratto (‘Vigilato speciale’ con Dustin Hoffman): un ritratto visto da dentro del mondo della piccola delinquenza che, a parte qualche sprazzo d’indulgenza, ben ne racconta i meccanismi criminali e psicologici. Scritto nella prima metà degli anni Settanta, il volume si riallaccia alla grande tradizione del noir statunitense: il ritmo ansiogeno di Ellroy è ancora di là da venire, così a dominare è la più classica scansione chandleriana che alterna azione e dialoghi serrati con ampie, a volte minuziose, descrizioni. Curiosamente, rimane più impressa la prima parte, durante la quale Max si sforza di rimanere all’interno delle regole, che quella che narra il rientro a tempo pieno nella malavita, dove forse viene scontato qualche clichè di troppo: difetto, peraltro lieve, al quale si possono aggiungere un finale poco soddisfacente e il disegno di alcune figure di contorno troppo schematiche, tra amici tossici e la ragazza di campagna che s’innamora a prima vista del protagonista. Nulla che, comunque, possa diminuire la godibilità della lettura di queste pagine che, grazie a un ritmo non viene mai meno, sanno trasportare il lettore nelle strade secondarie di una Los Angeles dominata da un caldo appiccicoso e dallo smog: un mondo in cui a lungo la violenza è più nelle atmosfere che nelle azioni, ma che, una volta liberata dal primo colpo di pistola, diventa poi inarrestabile. Il protagonista, che si illude di controllarla, finisce per farsene travolgere spegnendo l’empatia nata nel lettore soprattutto lungo i primi capitoli: se il crimine qualche volta paga, il prezzo richiesto per uscirne vivi è sempre troppo alto in termini di vita personale e di rispetto per se stessi.