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Gli effetti residui
Ho iniziato a leggere questo libro carica di aspettative. Ho apprezzato molto le prime pagine, quelle che precedono la tana del coniglio: il personaggio principale, che emerge da pochi elementi del suo passato e del suo presente; la storia del bidello, che coinvolge con la narrazione “ingenua” in prima persona; la quotidianità di un insegnante che ama il suo lavoro, raccontata con freschezza.
Ho iniziato il viaggio attraverso la tana del coniglio carica di curiosità: l’espediente narrativo mi è sembrato poco originale, quindi privo di forza. Una reazione prevedibile, a pensarci bene. La fantascienza è uno dei miei generi preferiti e di viaggi nel tempo ne ho fatti tanti, letterari e cinematografici: ho una vasta esperienza di paradossi e contorsioni temporali. Non è facile sorprendermi.
Il viaggio con Stephen King, comunque, è proseguito a buon ritmo. Mi fido dell’autore. Mi piacciono le sue contaminazioni, i suoi dialoghi più reali della realtà, i suoi personaggi dalla carne viva, le sue descrizioni che connotano e catturano. Ma con il passare delle pagine anche il mondo temporale assumeva caratteristiche nuove, in grado di soddisfare anche le aspettative di chi ha già provato una grande varietà di futuri incerti e ritorni catastrofici. Il tempo di Stephen King si chiarisce pagina dopo pagina e rivela la sua complessità senza fretta, ma mostra il suo volto più inquietante soltanto alla fine.
Dopo aver lasciato un mondo fantastico dalla coerenza stupefacente, dopo aver conosciuto le radici e le pieghe profonde della civiltà americana e aver scoperto volti inediti della storia di quel grande paese, il ritorno alla quotidianità ci riserva qualche domanda a sorpresa. Siamo sicuri di comprendere la nostra storia? La storia di un paese, come la storia delle persone, non è facile da leggere. Un evento negativo può avere conseguenze positive. E viceversa. Quando e come si può decidere che abbiamo sbagliato a scegliere? Forse i rimpianti non hanno alcun senso. Nel mondo di King, è meglio lasciar perdere il passato, e far scoppiare eventuali bolle temporali. Nel nostro, conviene pensare al presente: vale la pena di sacrificarlo, per scommettere in un futuro migliore?
Le domande sono tante. Forse valgono più delle risposte. Un grande romanzo.
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Commenti
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Grazie Syd
complimenti!
e... sì.. vale sempre la pena scommetere...
almeno io sono convinto...
per non avere rimpianti
:P
Pura curiosità :-)
Syd
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devo ancora leggere questo romanzo, ma le tue riflessioni sono profonde e sentite....