Dettagli Recensione
punto di rottura
"Punto di rottura" è un romanzo difficile da categorizzare. Pur facendo parte del filone dei thriller e dei polizieschi racchiude al suo interno una storia che va al di là di questi generi, che va molto più in profondità, analizzando un gesto di ordinaria follia secondo un punto di vista nuovo, interessante, autentico. Quante volte alla televisione vengono enunciate stragi di innocenti compiute da un pazzo omicida che si mette a sparare a caso tra la folla? Queste notizie vengono sempre liquidate con sdegno da parte di tutti, gli autori di questi delitti vengono definiti psicopatici, sadici, persone cattive che senza movente decidono di porre fine alla vita di persone scelte a caso, per il puro piacere di uccidere. Chi mai si prenderebbe la briga di giustificare il colpevole? La protagonista di questo libro, ispettore di polizia, decide che vuole capire. Non le basta attestare la superficialità della vicenda, dove un professore una mattina fa fuoco sui suoi studenti uccidendo delle giovani innocenti vite, suicidandosi lui stesso con l'ultima pallottola. L'indagine è all'apparenza banale, basterebbe un solo sopralluogo per liquidare tutta la vicenda in poche righe, così come viene esortata a fare dal suo capo. Ma lei è testarda, sente che c'è dell'altro, sente che c'è qualcosa che non va, che il professore omicida non può essere impazzito dall'oggi al domani, ma per compiere un simile ed estremo gesto deve aver superato il limite, deve aver raggiunto il suo punto di rottura, e così prolunga l'indagine fino a scandagliare alla perfezione tutta la vicenda, fino a scoprire finalmente la scomoda verità.
Il romanzo apre gli occhi su una realtà fastidiosa, su come al di là di un atto criminale ci sia tutto un mondo da scoprire, su come niente sia solo bianco o nero, ma anche il gesto più sbagliato porti con sé qualcosa di "giusto". E al tempo stesso getta un'ombra funesta sulle dinamiche di polizia, sulla fallacia delle leggi, sull'inefficacia dei meccanismi scolastici e sulla crudeltà delle nuove generazioni di studenti.
Ammetto di essere stata del tutto conquistata da questa storia, amo le realtà controverse, le indagini psicologiche e sociali, e l'autore è stato davvero bravissimo a fornire gradatamente elementi sempre nuovi, che portano il lettore a seguire la vicenda con curiosità crescente ed entusiasmo. "Punto di rottura" è una storia drammatica, profonda, che ti entra dentro per rimanere anche a lettura ultimata. Spezzo inoltre una lancia a favore dello stile di scrittura, che anche se spiazzante e "strano" (in alcuni capitoli alterna le voci delle persone interrogate, in altri la narrazione in terza persona segue le azioni della protagonista) risulta molto vivido e realistico, fa calare all'istante nelle pagine del libro. Non mi capita spesso, ma questo è uno di quei romanzi che avrei voluto durassero di più, molto di più. Con certi romanzi, anche se belli, mi sento sollevata quando raggiungo il finale. Con questo invece mi è successo il contrario: quando le pagine che mi mancavano da leggere si stavano assottigliando pensavo con apprensione al termine del libro e avrei voluto poterlo prolungare. 300 pagine sono poche per descrivere un argomento interessante e di vastissima portata come quello scelto dall'autore, di cose da dire ce ne sarebbero state un'infinità, e la mia curiosità da lettrice era avida di altri dettagli, altre informazioni, non ne avevo mai abbastanza. Il finale mi ha lasciato molta amarezza, perché rimane un poco in sospeso. Intendiamoci, non è un finale mozzato, al lettore viene fornita un'ipotesi molto ben ponderata di come andranno le cose, ma il fatto di doverlo solo immaginare e di non leggerlo su carta mi ha delusa. Solo per questo motivo non riesco a dare il massimo dei voti.