Dettagli Recensione
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Viaggi mirabolanti nell'aldilà
In attesa dell’uscita (prevista a breve) di “I custodi delle anime” (dovrebbe essere il seguito di “La biblioteca dei morti” e “Il libro delle anime”), ecco un nuovo romanzo di Glenn Cooper, che rivela la sua buona preparazione scientifica, documentata dalla Laurea in Archeologia, da un dottorato in Medicina e dall’essere stato presidente di una industria di biotecnologie in Massachussets. Un ricercatore neurologo ambizioso e sull’orlo della follia scopre una sostanza (un polipeptide) presente nel liquido cefalorachidiano che ha singolari proprietà : estratto da individui prossimi al decesso e somministrato ad un soggetto qualsiasi, funge da droga allucinogena e lo trasporta temporaneamente nell’aldilà, sino all’incontro struggente con parenti defunti e, in extremis, alla visione di Dio. Vi si narra anche come lo psicopatico protagonista si procuri continuamente il suddetto composto chimico (omicidi in serie, e particolarmente efferati) e come la nuova droga, raffinata e prodotta industrialmente in laboratori clandestini, sconvolga a poco a poco l’intera umanità, promettendo pace interiore e visioni celestiali. Ed inducendo i soggetti più deboli ed emotivamente fragili al suicidio, nella speranza di un incontro con i defunti amati. Il libro piacerà ai lettori sensibili alle tematiche del post-mortem, forse anche a qualche religioso che intravede nel romanzo argomenti che potrebbero indurre a credere in una vita ultraterrena. A me, sinceramente, non ha suggerito nulla di costruttivo. Anche perché , in questo genere di romanzi, amo il lieto fine : purtroppo non c’è, poiché il poliziotto che indaga riesce sì a bloccare in extremis la diffusione dell’allucinante pandemia, ma assume a sua volta con l’inganno la fatale droga, restandone estasiato. Che sia il prologo di un seguito ? Forse Glenn Cooper ci sta pensando…
Consiglio ai colti frettolosi (che non vogliono sorbirsi l’intero romanzo) di limitarsi a leggere una diecina di pagine (256-267, ed. Nord del gruppo Mauri Spagnol): tre teologi ( un rabbino, un islamico ed un gesuita) analizzano l’azione della droga, disquisendo con dotte citazioni su Sant’Agostino, sulla Bibbia e sulle rivelazioni a Maometto. Bastano queste pagine per comprendere la cultura non superficiale di Cooper, e per chiedersi anche come mai non la indirizzi verso mete più cònsone alla sua preparazione scientifica.