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LA SCHIERA FURIOSA DEL SIRE HELLEQUIN
“Fra i miei uomini, capitano, ce n'è uno affetto da ipersonnia che crolla addormentato sul più bello, uno zoologo specialista in pesci, di fiume soprattutto, una bulimica che scompare per fare scorta di cibo, un vecchio airone esperto di leggende, un mostro di cultura che non si schioda dal vino bianco, e via di seguito. Non possono permettersi di formalizzarsi troppo.
- E lavorate?
- Molto”.
Siamo in Normandia, in un tranquillo paesino, Ordebec, circondato da boschi e da distese di pascoli, dove le mucche sembrano non muoversi mai, nemmeno di un millimetro;
su un sentiero poco frequentato, Lina, una giovane ragazza del luogo, vede la Schiera furiosa che porta con sé quattro “ghermiti”, persone che nel corso della loro vita si sono rese autrici di azioni malvagie e che proprio per questo verranno punite dal Sire Hellequin in persona, che li ucciderà uno dopo l'altro in maniera violenta e brutale... solo leggenda o mera realtà?
Ed è proprio a questo punto che entra in scena il commissario Jean-Baptiste Adamsberg, il quale, assieme ai suoi quanto mai originali colleghi, dovrà riuscire a capire se ci sia veramente un Sire che con la sua Schiera punisce coloro che si sono macchiati di crimini efferati oppure se vi sia un “semplice” omicida che si protegge dietro la leggendaria armata fantasma per compiere la sua vendetta personale.
Contemporaneamente Adamsberg dovrà risolvere altri due casi: deve infatti trovare chi ha legato le zampette a un piccione, ribattezzato Hellebaud, rischiando di farlo morire, se non fosse stato per le amorevoli cure elargite dal tenente Retancourt e poi da Zerk (il figlio ventisettenne del commissario, che si è da poco scoperto padre) e il responsabile dell'omicidio di un anziano magnate dell'industria e della finanza, morto carbonizzato nell'incendio della sua auto, per cui si sospetta Mo, un giovane già conosciuto dalla polizia per le sue bravate “incendiarie”.
Un giallo ricco di azione, di dialoghi davvero gustosi e di personaggi bizzarri e fuori dal comune: da Antonin che si crede fatto di argilla friabile, a Hippolyte che parla capovolgendo le parole lettera per lettera, alla vecchia Lèo che sa tutto di tutti e al suo cane Flem, che alle sei precise richiede puntuale la sua zolletta di zucchero quotidiana.
Un giallo in cui non ci si annoia mai, grazie ai dialoghi, alle descrizioni dei luoghi e dei personaggi, (tutti ben delineati nonostante questo non sia il primo romanzo in cui compaiano) e alle numerose traversie che quest'ultimi si troveranno ad affrontare nel corso della storia.
Se al tutto si unisce un finale inaspettato... si ottiene un ottimo libro!
“Dell'aquila stramazza il rampollo orgoglioso, folle, lui che sognò di cogliere gli allori”.
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Commenti
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Buona lettura! :))
Bella recensione!!!
Allora dato che ti è piaciuto ti direi di seguire l'ordine cronologico (anche se con questi personaggi l'ordine è una cosa tutta da riconsiderare .. ) e cominciare da "L'uomo dei cerchi azzurri" e quindi seguire con gli altri. Comunque bellissimi sono "Sotto i venti di Nettuno" e anche "Nei boschi eterni", in quest'ultimo compare Veyrenc e si scopre tutta la storia del suo passato e dei suoi capelli.
Poi se questa autrice ti appassiona, c'è un'altra serie incentrata su Ludwig Kelweihler, ex poliziotto che gira con un rospo e i Tre Evangelisti, altri tre tipi alquanto strampalati. :))
Spero di leggere presto altre tue recensioni su Adamsberg e Co.!!! :)))
Ps: il rospo si chiama Bufo!! :)
Grazie per i consigli!
Buona lettura e buona serata!! :)
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