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UN BUON GIALLO
Gli ingredienti ci sono tutti per strutturare un bel thriller: un detective poco diplomatico, Carl Mork, con un passato recente che ancora non ha superato, inerente all’uccisione durante un’azione, di un collega, ed un altro rimasto tetraplegico di cui si sente responsabile; la decisione “dall’alto” di rendere il poliziotto innocuo mettendolo a capo di una nuova sezione che deve indagare su tutti i crimini rimasti irrisolti denominata sezione Q; la scelta di riprendere in mano un caso archiviato riguardante la scomparsa da un traghetto di Merete Lynggaard, giovane parlamentare di cui si sono perse le tracce, tutte le piste seguite all’epoca non hanno portato a svelare nulla sul tipo di evento che ha portato a questo epilogo drammatico. Merete è una giovane donna single, dedita al lavoro ed alla cura del fratello, rimasto gravemente menomato ,in seguito ad un incidente stradale avvenuto molti anni prima, nel quale rimasero uccisi entrambi i genitori. Non ci sono apparenti motivi che spingano a credere ad un suicidio. Cosa è successo quindi a Merete? Possibile che sia scomparsa in mare improvvisamente?
Questo caso risveglia in Mork il desiderio di tornare ad investigare. Questo desiderio viene anche aiutato dall’intervento di un personaggio molto particolare e curioso, inizialmente, il suo ruolo dovrebbe essere quello di addetto alle pulizie degli spazi occupati dalla sezione Q, ma in realtà, da subito, legge i documenti dell’inchiesta ed esprime le sue opinioni a Monk; Assad siriano, di religione musulmana viene ben descritto ed integrato nella storia dall’autore.
Siamo in Danimarca, equilibrata la descrizione dei luoghi, dei personaggi, con i dialoghi presenti tra le varie figure; i capitoli si aprono con la visualizzazione di un anno, alternando il 2002 con l’anno 2007 così da dare l’opportunità al lettore di collocare subito le vicende nel passato o nel presente.
Mi piace l’approccio con il lettore, non ci sono grandi picchi di tensione, anche se il filo dell’attenzione viene mantenuto alto, non ci sono descrizioni truculente e nemmeno un pluriomicida, anche se l’idea di fondo e le dinamiche psicologiche sono a mio dire molto buone ed originali, sono entrata subito nella storia… Mi piace il modo stesso di scrivere, che lascia spazio anche ad episodi spassosi e leggeri che fanno spuntare il sorriso, se vogliamo, non certo caratteristica predominante di un giallo. Insomma, mi è piaciuto sì! Il livello, per intenderci ,non è di un Connelly o un Deaver , ma questo autore danese mi ha convinto. Terrò il libro nella mia biblioteca e leggerò sicuramente altro.
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