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In memoria dell'Isola
Ci sono sempre stati dei pregiudizi nei confronti di quelli scrittori che scrivono (anzi sfornano) più di un libro l'anno e Stephen King è sempre stato criticato per questa sua fertilità. Ma una gallina dalle uova d'oro depone più uova alla settimana e sono comunque tutte d'oro; ebbene Il Re è una gallina che depone tanti libri e (quasi) tutti di ottima qualità.
Quest' ultimo libro ne è la dimostrazione.
Con delle allettanti premesse, una vecchia Lady in carrozzella dall'animo dolce e gentile con un oscuro passato alle spalle, un ex-avvocato in un periodo di stallo tra una vita trascorsa nelle aule di tribunale e un futuro non proprio aureo (dotato di un cinico senso dell'umorismo e con un bagaglio di citazioni infinito) e un cinquantenne vittima di un terribile incidente che gli ha portato via il braccio destro (fortuna che è mancino, è proprio questo che distingue un libro dalla realtà) che scopre una potenzialità che non sapeva di possedere, e infine un' isola, il punto catalizzatore dove convergono e si intrecciano queste tre vite richiamate da forze oscure e inimmaginabili (ma d'altronde dio ci punisce sempre per ciò che non sappiamo immaginare, perla di saggezza che in fondo è la morale di tutti i lavori del Re), Stephen King ci porta nel lato oscuro dell'arte dove dietro a un incantevole paesaggio dai mille suoni e colori si cela una realtà grigia e afona.
L'apparenza inganna (d'altronde gli uomini ingannano così tante volte loro stessi che potrebbero farlo diventare un mestiere) è questo che Edgar Freemantle scoprirà col passare del tempo in quell'isola dove la vita trascorre nell'oblio di una pace apparente, dove la memoria viene nascosta sotto un sipario di luci e false speranze.
E quando la realtà verrà a galla come un geyser sottomarino allora sarà una successione di avvenimenti orrendi che squarteranno il bozzolo dove la sua vita si cullava al ritmo delle onde e al cicaleccio delle conchiglie sotto Big Pink.
Adoro la capacità di King di stravolgere gli avvenimenti in poche pagine senza togliere continuità alla storia, la quale, che prima era così lineare da farti chiedere quando sarebbe finita tutta quella pacchia, diventa un susseguirsi di reazioni e controreazioni simultanee ma senza che la fine appaia affrettata. Inoltre mi colpisce il suo talento nel rendere un personaggio (per es. Wireman o Elizabeth) così allo stesso tempo umano e divino, così ieratico e saggio e allo stesso tempo debole e insicuro.
Di certo come libro non siamo ai livelli di Misery o di Mucchio d'Ossa, le descrizioni sono diminuite di consistenza e i fatti prevalgono sulla psiche e in alcuni casi le emozioni sembrano poco accentuate anche quando dovrebbero esserlo, ma la storia è originale e i personaggi unici e "vivi".
Se nelle prime trecento pagine ci si chiede quand'è che arriva la imminente catastrofe, più avanti si va più ci si immedesima (e innamora) dei personaggi fino a quando non si arriva a sperare (invani) di trovare alla fine del libro la stessa incosciente gioia delle pagine in cui ci si sta soffermando.
Nel complesso un'ottimo libro consigliato non solo ai fan (seguaci) del Re ma anche agli amanti dell'arte vista come una profonda intuizione ibernata nell'animo umano.