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Un thriller con poche emozioni
Il romanzo, composto forse da capitoli troppo lunghi, inizia con una raccapricciante strage in una comunità Amish, nell’Ohio, una enclave contadina per la quale sembra che il tempo non passi mai, fossilizzata com’è in riti e abitudini ancestrali. La strage di un’intera famiglia scuote ovviamente la vita della cittadina, le indagini iniziano, si scava nella vita della comunità, amici e parenti inclusi. L’autrice, che ritorna al genere preferito dopo l’esordio in “Costretta al silenzio”, si immedesima nel ruolo della brava poliziotta che indaga a tutto spiano ma per capitoli interi non cava un ragno dal buco. Non aspettatevi un romanzo alla James Patterson, ove i colpi di scena si susseguono forse in modo troppo teatrale : qui il ritmo è stanco, prolisso, i sospettati si sciolgono ad uno ad uno come neve al sole. Solo una fortuita coincidenza, che si materializza negli ultimi capitoli, condurrà finalmente la brava poliziotta ( anche lei di origine Amish e dalla esistenza tormentata) ad imbastire un’indagine coi fiocchi : il finale è travolgente e sembra compensare il lettore della esasperante monotonia della parte centrale del romanzo. L’autore della strage verrà smascherato ( la poliziotta per poco non ci rimette la pelle).
Il romanzo non è per amanti di thriller forti : si legge però con una certa curiosità, soprattutto per i particolari ambientali.