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"ALEX"
Chiudo il libro, soddisfatta.
Ah, i francesi … Chissà perché riescono sempre a convincermi.
Poi “Alex” mi ha fatto tornare in mente la stupenda Jeanne Moreau nei panni di Julie Kohler ne “La sposa in nero” di Truffaut. Un altro francese, un’altra storia.
Questa, di storia, inizia con delle parrucche, quelle che Alex si sta provando poco prima di essere rapita, poi brutalmente picchiata e infine rinchiusa in una gabbia dove non riesce neanche a stare seduta.
Dove ogni movimento, ogni posizione causa dolore. Agonia.
Il cibo è pochissimo, l’acqua razionata. I muscoli gridano e la paura le offusca gli occhi e la mente.
Alex dapprima oscilla nel buio, poi capisce. Ogni cosa. Chi sia quell’uomo, perché l’ha rapita. Sa anche che la vuole morta. Ma niente serve, perché poi arrivano i topi. Ratti enormi che aspettano solo di gettarsi su di lei.
Nel frattempo, la fortuita testimonianza di un passante ha messo la polizia sulle tracce di questa donna che nessuno sembra conoscere né tantomeno reclamare.
Le indagini su questa sparizione senza capo né coda sono affidate al piccolo comandante Camille Verhoeven, un metro e quarantacinque di caratteraccio. Questo caso per lui è una vera tortura, sia perché non sa come muoversi, sia perché gli ricorda dolorosamente un altro rapimento, quello della moglie, che non ha più visto viva.
Verhoeven, nonostante il rifiuto iniziale, lotta per trovare la ragazza sconosciuta, perché salvando lei potrebbe forse perdonarsi di aver fallito con sua moglie.
E la pista, quella giusta, velocemente si delinea.
Cosa fare però, una volta che, trovato il rapitore e il luogo della prigionia, la vittima è misteriosamente scomparsa?
Il tarlo del sospetto scava nella testa di Verhoeven. La sconosciuta rapita sembra non esistere su nessun registro, per nessun familiare. Non esiste se non su delle foto scattate dal rapitore e in nomi falsi che ha lasciato dietro di sé. Uno scenario imprevedibile si profila davanti ai suoi occhi. E se fosse tutt’altro che la vittima che loro credono sia?
Un thriller particolare, insolito, con una trama dove i ruoli sono continuamente invertiti, lo stato d’animo muta continuamente, come cambiano le parrucche di Alex.
Leggiamo di lei e del piccolo Verhoeven, in questa storia che è in realtà un cammino verso la giustizia.
Una giustizia tutta umana che può trasformare le vittime in carnefici, e viceversa, all’infinito.
E lei, Alex, che crediamo di conoscere, perché la vediamo nuda ed imprigionata, perché sentiamo i suoi pensieri, i suoi dolori, perché ne scorgiamo le colpe, all’ultima pagina sa ancora stupire. Soprattutto restando impressa a lungo nei pensieri, anche una volta che si è chiuso il libro e lei è rimasta intrappolata tra le pagine.