Dettagli Recensione
TEMA CHE FA RIFLETTERE SUL MONDO
Libro particolare, sicuramente non lascia indifferenti. Il tema dei libro è molto delicato, mi piace come l’autrice riesce a intrecciare la storia.
La trama consiste nel narrare la vita di 3 donne, Helen Yardley, Ray Hines e Sarah Jaggard accusate di infanticidio, processate,imprigionate, ma poi in appello scagionate con il verdetto finale che sancisce come causa del decesso dei neonati la morte in culla.
Le prime 100 pagine servono sicuramente ad entrare nella storia e a focalizzare tutti personaggi che ruotano intorno a questa vicenda, le rispettive famiglie delle donne, i medici chiamati a deporre tra cui la dr.ssa Duffy, che con le sue affermazioni come teste è il personaggio chiave nel deporre a sfavore delle madri.
Helen Yardley in appello viene scagionata, grazie anche al fatto che il giornalista e produttore televisivo Laurie Natrass, conosciuto durante la detenzione, da sempre alfiere nella difesa di chi ingiustamente processato, fonda con la stessa Helen il JIPAC (giustizia per i genitori e le baby sitter innocenti), un gruppo molto attivo che ha aperto la strada al proscioglimento di Sarah Jaggard e in appello di Ray Hines dopo quattro anni di detenzione.
Nello stesso tempo Natrass ha abilmente intessuto una battaglia mediatica feroce nei confronti della Dr.ssa Duffy creando un clima di terrore tra i professionisti chiamati ad avvalorare o confutare le tesi della Duffy stessa.
Natrass ha intenzione di produrre un documentario con le tre donne come protagoniste, ma improvvisamente Helen viene uccisa con un colpo di arma da fuoco all’interno della propria abitazione…
Inaspettatamente lo stesso Natrass, in seguito alla morte di Helen demanda la realizzazione del documentario a Felicity Benson,giovane impiegata alle sue dipendenze, donna con un passato difficile, persona con una scarsa autostima che sembra essere facilmente gestibile e manipolabile.
La polizia locale comincia ad investigare, caso vuole che il capo attuale del Dipartimento è lo stesso agente che anni prima ha arrestato Helen, da sempre comunque convinto dell’innocenza della donna.
Spetta al sergente investigativo Sam Kombothekra far luce sulla vicenda.
Sembra che abbia così raccontato l’intero libro, ma quello che ho detto si riferisce solo alle prime battute della storia.
Onestamente non so dire cosa mi abbia lasciato leggere questo romanzo, dove i carnefici forse non sono carnefici,o forse sì, o sono tutte vittime. Dove chi dovrebbe far luce sugli eventi viene a sua volta manipolato e spinto ad ottenere l’esatto opposto. Ho provato una grande tristezza, oltre che tantissima pena. La storia è frutto di fantasia, ma nella nostra realtà tante volte abbiamo assistito a fatti di cronaca crudamente veri….
Io sono assolutamente contro le madri che uccidono i loro bambini, sono totalmente dalla parte dei piccoli che ritengo in tutto e per tutto innocenti vittime, ma cito testualmente dal libro:
“Le madri che soffocano i loro figli, di solito li amano profondamente, come qualsiasi madre che non si sognerebbe mai di fare del male al proprio bambino, anche se questa è un’affermazione difficile da accettare. Ed è tipico che siano davvero affrante,hanno il cuore a pezzi e la loro vita è distrutta; vorrebbero morire, pensano di non avere più nessuna ragione per vivere. Ma perché non evitano di farlo allora?
Fanno così perché soffrono in modo indicibile e non sanno che altro fare, quel comportamento scaturisce dalla loro sofferenza e non hanno le risorse interiori per porgli fine. Se non sei sana di mente, non sempre ti è possibile pensare razionalmente”.
Forse non tutto è completamente bianco o completamente nero, forse bisognerebbe fare in modo che alcuni fatti non succedano, visto che sempre qualche campanello di allarme si manifesta prima del tragico fatto, così da avere ben presenti dei segnali a cui prestare forse più attenzione e delle vere e proprie richieste di aiuto…….forse……