Dettagli Recensione
Non del tutto credibile
Unione Sovietica, 1953. Il regime di Stalin è al vertice, la popolazione è costretta a credere che il crimine è stato debellato in tutto il paese, che tutti sono felici e che il governo rappresenta il punto di riferimento e di ispirazione morale. Quando tuttavia il cadavere di un ragazzino viene ritrovato sui binari di un treno, l'ufficiale dell'MGB Leo Demidov si sorprende che i genitori del piccolo morto siano convinti si tratti di omicidio. I superiori gli ordinano di non indagare. Leo da agente inquisitore allineato con i diktat governativi, inizialmente obbedisce. Tom Rob Smith miscela sapientemente storia romanzesca ed eventi storici, che hanno sconvolto e distrutto la popolazione russa: fame di massa, folle politica staliniana di industrializzazione forzata e collettivazione nelle campagne, con il risultato di milioni di morti, episodi di cannibalismo e la distruzione completa della società contadina. A mio avviso però, la trama perde di credibilità nella seconda parte. Il protagonista diventa una sorta di supereroe, che spalleggiato dall'eroica moglie Raisa, escogita fughe rocambolesche, in un crescendo di peripezie sempre più improbabili ed inverosimili. Fino ad arrivare al finale, dove il nostro eroe gioca una partita a carte con il serial killer che aveva inseguito per tutta la storia. L'explicit non è una sorpresa, si capisce benissimo chi è il "Barbablù della foresta", a pagina 273.
Buona lettura:)