Dettagli Recensione
Decisamente sopravvalutato
Sicuramente "Uomini che odiano le donne" è un bel romanzo, ma niente di più.
Solitamente, quando leggo un romanzo, sono solita considerarlo all'interno della sua categoria (in questo caso thriller), ma in modo che questa non diventi mai una scusa per giustificare i difetti del libro.
In questo caso il semplice fatto che il libro sia un thriller, non giustifica la straordinaria capacità di hacker di Lisbeth Salander. Allo stesso modo, anche l'impressionante quantità di indizi caduti dal cielo sembra alquanto cozzare con tutto ciò che è umanamente considerato verosimile.
Ma affrontiamo le cose per ordine. Stieg Larsson (di cui non ho letto altro che questo romanzo) ha un buon stile (per non dire ottimo) sia per quanto riguarda le sequenze descrittive, che narrative, ma è un po' scialbo in quelle riflessive (niente di illeggibile comunque).
Ci sono buone relazioni tra i flashback e le situazioni presenti, mentre non esistono collegamenti tra le scene di Mikael e Lisbeth, ma per scelta narrativa.
Larsson riesce benissimo nell'illustrare tutto ciò che è pertinente alla cronaca di borsa e devo dire che ha uno spiccato talento anche per le ricostruzioni storiche (spesso inutili al semplice fine della storia,ma decisamente piacevoli).
L'autore ha tentato di formare attraverso le indagini di Mikael qualcosa di simile al ritratto di una famiglia piena di segreti, troppo oscuri per essere rivelati. Ma il tentativo è fallito, in quanto non si viene a sapere quali fossero davvero i segreti di cui il capofamiglia Herik Vanger stesse parlando. Forse si riferiva al fratello nazista? Poco male, ci si sofferma così poco che alla fine (perdonatemi la sgrammatica) a nessuno gliene frega niente.
In fondo, cosa abbia di davvero tanto deplorevole questa famiglia, perchè Henrik la disprezzi così tanto, non si sa. Escludendo quello che vien fuori dal caso Harriet (che Henrik non poteva sapere) e qualche parente decisamente antipatico (che diciamoci la verità: ce n'è in ogni famiglia), non si viene a sapere niente di quello che sono i veri peccati dei Vanger. Che sapore amaro in bocca!
Volendo essere sincera io non avverto neanche quello che dovrebbe essere il vero contenuto di fondo del romanzo: l'odio verso le donne. Sì c'è uno stupratore seriale, c'è un tutore che sfrutta la sua cliente, c'è un uomo che odia la figlia, ma poi? E' come se fosse una serie di vicende che non riesce a prendere il sopravvento sulla normale vita di Mikael. Sì è vero, questi rimane inorridito da questi eventi, come tutti, ma finisce lì: non ci sono ragionamenti di fondo. E a coloro che dicono "Presenta un realistico ritratto della drammaticità moderna" rispondo che per un ritratto dello stesso genere, nè più profondo nè meno, basta guardare il telegiornale.
Infine aggiungo che la soluzione del caso è banale, il prologo, decisamente troppo allungato, inzuppato in un happy ending forzato, se non fosse per un piccolo particolare, che ancora una volta, non mi colpisce.
Ma dopo tante critiche mi sembra giusto riferire anche dei commenti positivi al romanzo.
Ritengo infatti che i personaggi siano ben strutturati, realistici in merito al loro carattere. E' facile affezionarcisi. Sono la parte meglio riuscita del romanzo.
In particolare, come molti (se non tutti) hanno detto, Lisbeth è l'eroina che ogni donna vittima di violenza vorrebbe essere. Forte e tenace, ma soprattutto vendicativa.
Concludo dicendo che consiglio questo libro. Non perché sia un capolavoro, ma perché è considerato tale. In questi casi è sempre meglio giudicare da sé
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Commenti
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Anche se a me questo libro è piaciuto tantissimo!
Il titolo si ricollega in qualche modo alla figura di Lisbeth e quindi anche agli altri due romanzi della trilogia.
Forse, visto che l'inizio non ti ha entusiasmato, non avrai voglia di leggerli, ma meritano davvero e magari rivaluteresti pure questo!
Ciao! :)
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