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GIOVENTU' BRUCIATA
La vicenda è ambientata all’epoca della Thatcher ma la precisazione non è importante. Lo sfondo dell’epico scontro fra il bene e il male ai nostri giorni infatti non può essere che la metropoli contemporanea, assunta come macrocosmo simbolico di una società inquinata dalle fondamenta: in “Nessun Testimone” le vittime del serial Killer, chiamato Fu, sono dei giovani bruciati, dediti alla prostituzione e al furto, già padri a tredici anni, figli della periferia miserabile di Londra, quelle che di tanto in tanto si fa sentire per i subbugli nei reportage televisivi. La scrittrice Elizabeth George, considerata una delle regine del giallo di matrice anglosassone, opta per la prassi consueta del montaggio alternato: come se assistessimo a una partita di ping pong, da un lato abbiamo il punto di vista dell’assassino, dall’altro quello della squadra dei detective incaricati delle indagini. Lo sguardo dell’autrice consente di penetrare nel delirio del mostro ma ogni tentativo di razionalizzazione sfugge: dal probabile trauma scaturiscono la psiche disturbata e il bisogno di dare sacralità con un macabro rito ai delitti. Parallelo all’universo sconvolto del criminale vi è quello altrettanto malato e quindi complice della città: centri di recupero, alberghi per pedofili, giornalismo d’accatto costituiscono il contesto torbido con cui è costretta a combattere la “virtù” pragmatica dei buoni, l’ispettore Lemley, Barbara Havers e il sergente di colore Nkata. La sfida richiede lucidità, per conservare la quale occorre sia rattenere l’indignazione morale sia mettere in gioco il proprio problematico privato. Fin qui niente di particolarmente nuovo, se non fosse per la dilatazione dei tempi: nel corso della lettura la tensione si allenta, si smarriscono a volte perfino le file dell’intreccio ma ne emerge un quadro chiaro del disagio urbano contemporaneo. Il giallo classico ha perso i suoi connotati per diventare l’erede della narrativa verista: nel vecchio maniero non arriva più il mago dell’intuizione alla Conand Doyle o all’Agatha Crhristie, felice di giocare la partita a scacchi con il diabolico avversario.
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