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"Carmilla" di Joseph Sheridan Le Fanu - Il comment
Leggendo Carmilla e i racconti di Joseph Sheridan Le Fanu ho provato la stessa sensazione che assaporo quando leggo Poe. Perché ho la netta impressione di trovarmi di fronte all’inventore di un genere destinato a grandi fasti.
Carmilla, la fanciulla vampiro, è datato 1872; il “Dracula” di Bram Stoker è del 1897: quindi Le Fanu ha anticipato di cinque lustri colui che viene comunemente considerato il capostipite dell’horror che nei vampiri individua gli indiscussi protagonisti di un ricco filone letterario.
In “Carmilla” gli elementi e i “topos” della letteratura successiva ci sono già tutti.
Sto pensando all’atmosfera misteriosa e decadente, ravvisata anche nel paesaggio e nella natura:
“La luna, quando splende così intensamente, ha una straordinaria influenza sullo spirito.”
O alla dimensione di un eros nel quale si scontrano romanticismo e ferocia:
“Ci siamo incontrate nel sogno, tanti anni fa, e ora ci ritroviamo, l’una di fronte all’altra, con il ricordo indelebile di ciò che accadde”.
Sto pensando alla rappresentazione della natura della creatura maledetta, che si dibatte in una condizione di morte strutturale:
“… malgrado quella spossatezza che caratterizzava i suoi movimenti …”
imprigionata nel freddo interiore prima che in quello corporeo:
“Alle mie pressanti richieste lei sorrideva debolmente, con una sorta di gelida malinconia che non appartiene alle ragazze della nostra età.”
Sto pensando al determinismo di una legge alla quale non ci si può contrapporre:
“Vi sono delle leggi che non possono essere violate, e io ne sono schiava.”
E al rituale per la soppressione dell’essere maledetto, tanto caro alle rappresentazioni successive:
“Era infestato dai vampiri … Molti furono inseguiti fino alle loro tombe, e distrutti nel solito modo, vale a dire impalandoli, tagliando loro la testa e bruciandone i resti sul rogo.”
Carmilla è un racconto che, pur trattando di morte e di maledizione, conserva un’armonia composta, una soavità calibrata di stampo neoclassico. Così lontana da tutte le derivazioni truculente di sottogeneri che fanno del sangue e della morte un vessillo per catturare audience. Carmilla é una storia da leggere, per recuperare nuovamente il gusto per l’allusione o per il sottinteso, caratteristica che rende uno scritto un’opera d’arte e non uno slogan da gridare ai quattro venti. Una storia che, per tutti questi motivi, ha stregato …
… Bruno Elpis
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ma avrei una domanda: volevo scaricarlo in digitale, ed ovviamente così perderei le illustrazioni presenti nel libro. si può fare, secondo te o si perde troppo senza illustrazioni?