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La delusione di Stoccolma
Prima di scrivere una recensione per questo romanzo, devo partire da una premessa: io adoro tutto ciò che riguarda la sindrome di Stoccolma o patologie simili. Perciò, non appena ho notato il titolo e dato una sbirciata alla trama, non ho potuto fare a meno di comprarlo. E, a fine lettura, mi sono ritrovata con nulla in mano. La storia di per sè, o meglio, l'idea iniziale, sarebbe molto interessante: il problema è che l'autore non ha saputo come svilupparla. Il protagonista, ingaggiato come "carceriere", non ha nulla dei cattivi belli e impossibili che io mi sono sempre figurata per questo ruolo. Anzi, è un ragazzetto fiacco e tossicosipendente, e l'unica sua caratteristica minimamente interessante è il passato tormentato. La ragazza non parla la sua lingua e non hanno un minimo di contatto se non un noiosissimo scambio di sguardi e qualche parola sbiascicata in un inglese stentatissimo. Il protagonista aiuta la prigioniera a scappare e nemmeno se ne rende del tutto conto, vive e agisce come se gli eventi gli scivolassero addosso. Leggendo "sindrome di Stoccolma" mi aspettavo una passionale storia d'amore tra vittima e carnefice, e soprattutto una vittima e un carnefice che smuovessero almeno un po' la mia attenzione! Nulla di tutto questo. Si tratta di un libro che si legge facilmente, ma che alla fine non lascia nulla. La lettura può risultare piacevole, se non ci si sofferma sulla trama tirata per le orecchie, ma un approfondimento più attento mi sarebbe risultato più gradito di qualche grossolano accenno. SPOILER TRA PARENTESI (e soprattutto, avrei gradito una fine più dignitosa per i due amanti) SPOILER TRA PARENTESI. In definitiva, è un libro che consiglierei da leggere per riempire un pomeriggio, ma chi si aspetta un capolavorio letterario avvincente non cominci neppure la lettura.
Indicazioni utili
- sì
- no