Dettagli Recensione
GRANDI PRETESE PER L'AUTRICE - BUONO IL RISULTATO
Data la mia passione per il filone vampiresco , stavo ansiosamente cercando un romanzo che trattasse tale tema , senza che i lineamenti della storia affondassero troppo le radici nell’attualità , al fine di non ritrovarmi a che fare con l’ennesimo vampiro che indossa Ray-Ban e che viaggia su lussuose fuoriserie. Eh sì , ritengo che i vampiri perdano gran parte del loro fascino e del loro mistero nel momento in cui risultino troppo simili a noi e quando li si allontani eccessivamente da quelle atmosfere gotiche in cui sono nati. Da questo punto di vista posso dire che il libro della Kostova non ha assolutamente fallito. Certo non è facile dare alla luce un testo sul vampiro più famoso della storia, con l’inflazione di testi e film che c’è stata nel corso del XX sec., tuttavia la scrittrice riesce sapientemente a tessere la trama di un romanzo che si basa scrupolosamente sulle verità storiche che caratterizzarono la vita del conte e la storia dell’ Europa orientale senza rinunciare affatto alle suggestioni del romanzo. L’autrice, che a mio parere aspira a scrivere una sorta di Sequel del Dracula originario, in qualche modo ricalca la scelta stilistica di Bram Stoker, ossia quella del diario e della forma epistolare che concorrono a formare l’intreccio che da vita alla trama; tutto sommato a volte questa scelta non favorisce la scorrevolezza e la chiarezza degli eventi ed in effetti, in alcuni casi si rischia di confondere protagonisti ed azioni. C’è da dire che le ambientazioni – un po’ di Europa Occidentale e tanta Europa Orientale – danno un fascino particolare all’opera, le cui vicende si svolgono tra biblioteche misteriose e oscuri monasteri. I personaggi sono abbastanza affascinanti anche se spesso indecifrabili, in quanto fino alla fine, nessun lettore giurerebbe sulla buona fede di nessuno di essi. Inoltre , la continua percezione di un Dracula onnipresente ed onniveggente, che spia ma non si rivela ti fa vivere con un alto livello di tensione ed inquietudine un po’ tutta la vicenda. È un po’ come camminare in un lungo ed oscuro tunnel con le spalle al muro; procedere insicuri verso un’oscura meta, guardandosi continuamente intorno con la sensazione costante di essere seguiti e sorvegliati e la paura di essere prima o poi attaccati da un’entità troppo più forte , troppo più grande e troppo più dotata. Ambigua la parte finale in cui la figura del conte finora quasi mistica ed eterea, si materializza in modo repentino , assumendo i lineamenti di un vecchio e colto aristocratico che si serve di “discepoli” per infoltire i volumi della propria biblioteca. Forse il finale poteva avere un esito differente e magari più efficace , ma credo che la scrittrice abbia puntato soprattutto a mantenere alta la tensione emotiva durante tutta la vicenda, arrivando alla fine un po’ demotivata e a corto di espedienti sbalorditivi. Lettura abbastanza faticosa ma trepidante e soddisfacente.