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Una lettura inaspettata e cruda
Sjowall e Wahlooo hanno scritto il ciclo dei romanzi "criminali" che vedono protagonista il commissario Martin Beck a cavallo fra gli anni '60 e '70 e hanno volutamente dato una forte impronta sociale alla loro scrittura. Queste storie hanno tutte come sfondo i disagi della società svedese dell'epoca.
In questo romanzo sono messi particolarmente in risalto la povertà (e il confinamento sociale e affettivo in cui può ritrovarsi chi non ha più un lavoro) e la brutalità della polizia, a cui segue "regolarmente" l'impunità. Due temi che noi ritroviamo ancora oggi sui giornali di casa nostra tutti i giorni, ma che io personalmente non mi sarei aspettata descritti così crudamente riguardo alla società svedese, pur se di 40 anni fa.
Leggendo questo libro si ha la sensazione di entrare in una storia vera, realmente accaduta. Dove il caso e gli errori umani producono effetti irrimediabili. E i protagonisti, che cercano di dare il loro meglio, sono travolti dagli eventi.
Quindi un libro sia di denuncia sociale, sia di lettura piana. Quella che io chiamo "normalità del crimine". Solo nel finale il crescendo e l'efferatezza degli eventi angoscia e prende alla gola.