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“Il paziente” di Nicci French - Il commento di Bru
Nicci French è lo pseudonimo di una coppia di coniugi, giornalisti inglesi, Sean French e Nicci Gerrard. “Il paziente” è il loro thriller a sfondo psicologico, che ha per protagonista Frieda Klein, professione psicanalista.
Frieda esercita la sua arte, oltre che nello studio, anche nel cosiddetto “Magazzino” di Reuben, celebre analista in crisi d’identità: più che un centro di psicoterapia, un gruppo o un movimento culturale.
Proprio a causa della crisi personale in cui versa Reuben, Alan, un paziente che si rivolge a lui, viene dirottato su Frieda.
‘Il paziente’ ha una storia di sofferenza: in fasce, è stato abbandonato dalla madre in un parco e oggi soffre di disturbi della personalità che si manifestano anche somaticamente, oltre che in sogni inquietanti. Facile catalogare il caso clinico come disagio che trova origine nell’abbandono in età infantile e nel desiderio di paternità mancata.
Tuttavia l’analisi si complica perché nel corso delle sedute emerge che “Alan Dekker aveva sognato di avere un figlio, un bambino con i capelli rossi, e un bambino con i capelli rossi di nome Matthew Faraday era scomparso. Una coincidenza strana …”
Aggravata da una circostanza: quando Alan estrae una foto che lo ritrae da piccolo come sosia del bambino scomparso, afferma: “Ecco. E’ così che immagino mio figlio.”
La scomparsa del piccolo Matthew assomiglia a un altro caso analogo, quello di Joanna: “Matthew Faraday e Joanna Vine erano separati da ventidue anni e uniti dal fatto che avevano la stessa età quando erano scomparsi senza lasciare traccia, in pieno giorno, vicino a un negozio di caramelle.”
Le coincidenze sono davvero strabilianti. L’analista decide di rivolgersi alla polizia, che in un primo tempo recalcitra, ma poi si convince: Frieda sta proponendo una pista che non è proprio il caso di sottovalutare! L’ispettore Karlsson constata: “Ventidue anni fa questo signore sognava una bambina. Poi ha smesso e adesso sogna invece di prendere un maschietto.”
Attraverso le sedute di analisi, l’istinto e la capacità di approfondire della psicoterapista individuano la chiave di volta della vicenda: Alan ha un gemello, Dean. E da lì …
Se questo è, in estrema sintesi, l’intreccio, svolgo adesso alcune considerazioni personali sul romanzo.
Il romanzo scava nelle profonde connessioni genetiche e psicologiche tra i gemelli omozigoti, secondo una struttura cara alla letteratura della tensione.
Il tema del ‘doppio’ rimanda al concetto di “perturbante” sviluppato da Freud. “Perturbante” – come ho già avuto modo di dire commentando “La caduta della casa Usher” di Poe - è “utilizzato da Sigmund Freud come termine concettuale per esprimere in ambito estetico una particolare attitudine del sentimento più generico della paura, che si sviluppa quando una cosa (o una persona, una impressione, un fatto o una situazione) viene avvertita come familiare ed estranea allo stesso tempo cagionando generica angoscia unita a una spiacevole sensazione di confusione ed estraneità”.
Solitamente suscita terrore e spavento ciò che non è familiare o conosciuto. Tuttavia non tutto ciò che è insolito o nuovo provoca spavento e terrore e, tanto meno, perturbamento. Secondo Freud un oggetto perturbante deve possedere una caratteristica infrequente, perché spesso le cose spaventose o terrifiche non sono anche perturbanti: in particolare, il perturbante deve evocare il nascosto, il rimosso, che riaffiora attraverso l'oggetto o la situazione perturbante, generando una sensazione di angoscia estrema, ossia il perturbamento.
Le condizioni ricorrenti che generano il perturbante e che pertanto vengono ricercate in romanzi o film di suspense sono tipicamente: la rappresentazione del doppio nei gemelli o nei sosia (perché evoca il narcisismo primario); i movimenti e i processi automatici, ripetitivi o meccanici, i meccanismi semoventi, la superstizioni e la magia, (che evocano idee presenti in età infantile); il ritorno dei morti e la sepoltura dei vivi (che fanno riaffiorare il desiderio di tornare nel grembo materno).
I temi affrontati dal romanzo, dunque, muovono le corde del nostro inconscio e sono di sicuro interesse per chi ama il thriller psicologico. L’esposizione, a parer mio, è un po’ troppo lenta e ridonda di particolari a volte poco pertinenti, che imbrigliano la velocità narrativa.
Nell’ultima parte le rivelazioni, alcune un po’ scontate, altre davvero inaspettate, si susseguono senza esclusione di colpi, che in un paio do occasioni hanno piacevolmente sorpreso …
… Bruno Elpis