Dettagli Recensione
un capolavoro
E' da troppo che dovevo scrivere le mie impressioni su questo libro, "Uomini che odiano le donne" di Stieg Larsson. Ho aspettato di vedere il film, ma quel momento non è mai arrivato. Addirittura l'onnipresente in casa mia, Gino, quando ha deciso di andarlo a vedere al cinema, dopo aver letto il libro, come me, ha pensato bene di non dirmelo, mentre io ci speravo tanto di vederlo. Mi dico: "Pazienza! Almeno ho risparmiato i soldi del biglietto! Fra non molto, spero, lo passeranno su sky e lì io ci saro!"
Comunque, il parere di Gino sul film è stato negativo. Come in ogni confronto fra film e libro, il secondo ne esce vincente, con certezza a dir poco matematica. Il film sembra essere fedelissimo al libro.
Quindi, per chi non sa di cosa parli questo libro, c'è da dire che è un miscuglio fra nazismo e violenza sulle donne il tutto strutturato su una trama di grandi imperi industriali, famiglie di capitalisti nelle quali scorrono odio e rivalità ed, ovviamente, ci sono anche serial killer, come in ogni thriller che si rispetti. Questo è solo il primo libro della trilogia.
Un giornalista si trova a dover risolvere un "caso freddo", una sorta di Cold Case, con assicurata commozione finale. Almeno per me. L'odio per le donne è quasi palpabile: dalla diffidenza sul lavoro alle prevaricazioni, dalle molestie alle uccisioni.
Inizia con una lentezza (per delineare i personaggi) che, più volte, mi ha scoraggiata dal continuarne la lettura, ma stoica sono arrivata fino in fondo. Da pagina 300 in poi, ve lo assicuro, non vi staccherete più dal libro per saperne le evoluzioni ed il finale.
Il personaggio migliore è quello di Lisbeth Salander, una ragazza hacker con una dote speciale, una memoria fotografica, che per molti è considerata un difetto, ma che le sarà utile per il suo lavoro e sarà funzionale nello svolgimento delle indagini. Farà da supporto a Mikael Blomkvist, intreccerà con lui una relazione sentimentale che in fine sarà un buco nell'acqua. Finita l'indagine, ognuno tornerà alla sua vita: lui, all'amica amante di una vita (interessante uomo che si accontenta di non possederla mai completamente una donna, perché la lascia sposata ad un altro, ma riesce a instaurare un rapporto duraturo e completo con lei); Lisbeth, alla sua solitudine.
Nel corso del libro, prima di incontrare Mikael, Lisbeth viene anche stuprata e reagisce nel modo in cui ogni donna vorrebbe saper reagire a tanta crudeltà. Reagisce con la vendetta, una sorta di occhio per occhio, dente per dente, una legge del taglione che la vede chiudere i conti con il suo carnefice attraverso anche l'utilizzo di un messaggio scritto, indelebile, un tatuaggio, dopo ore di sevizie. Il messaggio, che il suo avvocato e tutore porterà impresso per sempre, appena più sopra dei genitali, è "Io sono un sadico porco, un verme e uno stupratore", scritto interamente in maiuscolo. E' solo un episodio che rende l'idea della donna, tutt'altro che fragile e che salverà dalla morte l'uomo che ama, il personaggio principale, ma il tutto è destinato a rimanere in sospeso fino al prossimo libro, dove la storia fra i due ricomincia, almeno credo. E' sempre un altro malloppone da leggere. Anzi due: "La ragazza che giocava con il fuoco" e "La regina dei castelli di carta".