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Obesession
Credo che il tradimento sia il più vile dei crimini. Provo a spiegarmi meglio per non lasciare dubbi.
Non sono una bigotta; non mi scandalizzo per l’uomo che lascia la sua donna per una gonnella di migliore qualità - a suo dire. Né per la donna che cede senza troppi tentennamenti a una bella sviolinata tzigana fatta dal tipo conosciuto all’ultima ora, venditore di complimenti e baci, come fosse Lawrence d’Arabia.
Non mi stupisco più per le famiglie mollate nel bel mezzo del cammin della vita, dei figli lasciati o usati come merce di scambio a fronte di sanguinose separazioni per donne o uomini che – poveri noi! – cambiano, stravolgono , travolgono e rendono nuove - almeno jn apparenza e per un po’ – la vita .
Niente di tutto questo mi fa effetto. Mi lascia basita, incredula ed esterrefatta la Conseguenza di questo gesto; la Conseguenza del tradimento in sé.
Perché quando si tradisce e si mette nelle mani dell’altro tutta la felicità che appartiene al possibile, si dicono cose che, domani, suoneranno mortificanti, prive di senso e- talvolta- micidiali.
Cioè, quando tutto è finito, consumato, disperso di nuovo nel vento dei ricordi… e quando la porta di casa si apre ancora con la stessa chiave, quando le voci dei bambini non hanno cambiato inflessione e lo sguardo di chi accompagna l’esistenza non mostra alcun guizzo di sospetto, quando tutto è ancora come se niente fosse accaduto, che ne è delle parole pronunciate sulle labbra dell’amante?
Che ne è dei sospriri e dei batticuore dentro quella camera azzurra, dove lo sguardo degli estranei non penetra e non giudica l’amore altrui?
Questo è quello che mi affatica la mente: la conseguenza dei gesti e delle parole pronunciate in tempi non sospetti, quando il tradimento è vissuto quasi come una cosa normale, come la normale conseguenza per due che credono di amarsi da sempre ma – per sempre – hanno fatto scelte diverse.
I protagonisti di questa storia –come altre del maestro Simenon- sembrano tratteggiare ognuna per la sua parte il senso e il peso del tradimento. Con la sensibilità che gli è propria Simenon descrive come si può subire passivamente il proprio destino, lasciando alle parole la decisione finale.
E’ questa dunque la narrazione di una passione , una come tante, una dell’ordinaria specialità della vita.
Ambientata in un piccolo borgo francese tra vite di provincia, è assolutamente un gioiello il contesto, in cui sembra che nessuno si accorga di nulla e dove in realtà tutti sanno.
La povera storia, -viene da dire – di una passione malata, di una protezione mal riuscita, di due matrimoni esposti con superficialità al fuoco fatuo dell’attrazione e troppo facilmente liquidati nell’ombra oscura e colante dell’omicidio. Ottima la tecnica del flashback, dove le scene vissute in quella camera azzurra sono sempre ricordate dal protagonista che, accusato insieme alla sua amate, è costretto a rispondere con senso alle domande di chi investiga .
“Davvero passeresti tutta la vita con me?”
Ho sempre pensato che talvolta passione e desiderio possano diventare ossessione.
Nella camera azzurra, l’ossessione ha avuto corpo e anima. Si è armata ed ha ucciso.
Anche se stessa.
Indicazioni utili
La donna della porta accanto
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Lo metto nella lista dei libri da leggere.