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“La cacciatrice di ossa” di Kathy Reichs - comment
Una vera americanata, passatemi il termine, questo romanzo uscito dalla penna di Kathy Reichs, professione antropologa forense.
E pensare che il profilo professionale della protagonista (il medesimo dell’autrice) sarebbe un'ottima premessa per sviluppare una storia di suspense, ricca di dettagli scientifici che spesso intrigano il lettore sempre in cerca di curiosità e novità.
Valga, per i non addetti ai lavori, la seguente distinzione: “I patologi lavorano su cadaveri recenti o relativamente integri, per stabilire identità, causa del decesso, intervallo post mortem … Gli antropologi rispondono alle stesse domande nei casi in cui i tessuti siano assenti o compromessi e lo scheletro sia l’unica parte rimasta.”
“La cacciatrice di ossa”, dunque, è Temperance Brennan, antropologa forense che si destreggia tra ossa e scheletri con grande disinvoltura.
Il caso si apre in una discarica, ove viene ritrovato un cadavere in condizioni insolite: è stato infilato in un fusto con una colata di cemento. Così appare: “Un corpo nudo giaceva rannicchiato nell’acciaio inox. Le gambe erano flesse, le cosce strette al petto. La fronte premeva sulle ginocchia, i piedi puntavano in direzione opposte, con dita aperte in angolazioni innaturali. Un braccio era piegato all’indietro, l’altro teso verso l’alto con le dita irrigidite nell’atto di cercare una via di fuga.”
Con questa premessa, lo sviluppo della storia viene impresso da un sospetto avanzato da un meccanico di scuderia delle corse automobilistiche NASCAR: Wayne Gamble rivela che la sorella, Cindi, è sparita senza lasciare traccia insieme al fidanzato, l’aspirante pilota Cale Lovette, simpatizzante neonazista del movimento Patriot Posse. Il caso era stato sommariamente liquidato come fuga d’amore, con la quale i due fidanzati non avevano voluto lasciare tracce.
Le indagini, che l’antropologa conduce sia con l’investigatore Skinny Slidell sia con l’ex poliziotto Galimore, e le ricerche scientifiche sui cadaveri nell’ambito dell’istituto di medicina legale diretto da Larabee porteranno all’identificazione di MCME 227-11 (così si chiama in codice il cadavere ritrovato nel fusto) in Heli Hand, personaggio sovversivo, dopo una serie rocambolesca di vicende: l’apparente atteggiamento ostile dell’FBI, casi di avvelenamento da ricina e da abrina, fanatismo politico e razzismo, atteggiamenti estremi di idolatria sportiva nell’ambiente delle corse.
La debolezza del romanzo, tuttavia, sta nell’eccessiva dovizia di personaggi, che disorienta il lettore. Dopo tanta carne al fuoco, l’epilogo è, francamente, deludente, soprattutto se si analizza quale sia il movente dei delitti.
Le pagine migliori sono quelle ove l’autrice dimostra la propria competenza professionale.
Infine un’annotazione di costume. Riconfermo un luogo comune: gli americani non hanno proprio buon gusto in fatto di educazione e cultura alimentare. L’antropologa continua a sorseggiare diet coke. I suoi pranzi (ne estrapolo solo alcuni) sono: sandwich al cheddar e pomodori; sandwich al pollo; filetto di platessa con insalata russa e maionese (!) rigorosamente qualificata come prodotto gastronomico da supermercato; pizza in scatola con la scritta “Donato’s”. Per una cena l’esperta in antropologia concepisce le seguenti alternative: a) verdura: pomodoro molliccio, cetriolo vischioso, lattuga floscia e annerita ai bordi; b) cibo in scatola. Ma il colmo lo si raggiunge quando galantemente Galimore propone un pranzo, per offrire alla dottoressa un’appetibile alternativa al suo sandwich al formaggio. I due si recano al Bad Daddy’s e cosa consumano? Lui insalatona con una vagonata di ingredienti e the freddo, lei hamburger Mama Ricotta con diet coke. Siamo lontani anni luce dai sapori mediterranei e dalle raffinatezze italiane, quelle che tanto piacciono a …
Bruno Elpis