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La storia di Lisey
 
La storia di Lisey 2011-11-06 17:07:04 alexmai
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alexmai Opinione inserita da alexmai    06 Novembre, 2011
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Loving you without you now...

Amarti anche se non ci sei più. Il titolo di una canzone tratta dal nuovo album di Paul Stanley, frontman di quei Kiss spesso citati in modo oscuro o esplicito da Stephen King nei suoi romanzi, si presta bene a descrivere in una sola frase l'ultima fatica del maestro di Bangor. Lisey's story, La storia di Lisey, è l'ennesimo giro di giostra dedicato a uno scrittore: Tabitha, la moglie di Stephen, non ha preso bene quest'ultimo romanzo, gli ha chiesto se c'era davvero bisogno di un'altra storia del genere, dopo Misery, Mucchio d'ossa, La metà oscura e i molti altri lavori cui state pensando.
Ma stavolta il protagonista non è lo scrittore, quanto la sua superstite moglie, che continua ad amarlo anche se lui non c'è più.
Lisey è la dolce metà, oscura fino alla morte del marito, ritratta in secondo piano su alcune delle foto che suo marito Scott Landon ha conservato nel suo studio. Moglie che lo ha salvato diverse volte, sia metaforicamente dai demoni del passato, sia praticamente da un "cowboy dallo spazio profondo". Questo e altri termini ci fanno compagnia in questo "forcuto" libro, dove la soluzione ai problemi richiede che vengano "cinghiati". All'inizio si fatica un po' a seguire questo lessico familiare, ma poi CISSICA diventerà qualcosa che capiremo al volo.
Lisey si ritrova a combattere con i ricordi, disposti su più piani temporali paralleli, ricordi di momenti perduti "come lacrime nella pioggia", racconti dell'infanzia di Scott, ricca di demoni simili a quelli che potrebbero aver animato quella di Stephen. Il rifugio è Boo'ya Moon, l'Isola che non c'è dove i bimbi sperduti sono coperti da sudari scuri, intenti a scrutare la pozza delle storie, dove "tutti noi andiamo a bere".
Rifugio lungi dall'essere sicuro, abitato com'è da strani esseri da incubo, specialmente quando il sole lascia il posto alla luna. Ci sono frammenti di Rose Madder, de Il Talismano, de La torre nera, piccole strizzate d'occhio al resto della produzione kinghiana. Il bool, gioco dell'oca da sogno o da incubo, a seconda di chi è a disegnarne il percorso, è un modo per trascinarci nel mondo delle storie, meravigliose e inquietanti, di quello che a mio avviso è uno dei più grandi scrittori della nostra epoca, i cui libri saranno ancora sugli scaffali tra qualche decennio.
Davanti alla pozza delle storie, Scott/Stephen potrebbe avere incontrato altri suoi simili. Gente con la mente popolata di storie, storie di bambini cresciuti nella violenza, abituati a combattere demoni invincibili, scrittori apparentemente fragili cresciuti in orfanotrofi, che riescono a trasformarsi per amore di donne come Lisey: sulla riva della pozza c'è gente che racconta storie, e lo scrittore è colui che le porta nel nostro mondo.
La pozza personale di Stephen King, ne sono convinto dopo la lettura di Lisey's story, è ancora ricchissima di sogni e incubi.
Li scopriremo insieme.
Domani.

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andrea70
10 Aprile, 2013
Ultimo aggiornamento:
10 Aprile, 2013
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Bella recensione, soprattutto ben argomentata. Ero indeciso se leggere questo romanzo dato il contrasto di opinioni che trovo sui vari forum, però la tua recensione è la prima che abbia un senso compiuto e vada al di la dei soliti commenti farciti di aggettivi. Quindi ...questo è il prossimo libro che leggerò.
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