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Amorali e spregiudicati avventurieri
Questa volta Simenon prende spunto da un fatto realmente avvenuto e ambienta la sua storia quando lo scandalo che ha attirato l'attenzione di tutta la Francia è già scoppiato e, in qualche modo, assorbito. Lo scandalo riguardava i due fratelli Emile e Dieudonné Ferchaux, due personaggi senza alcuna morale. La storia invece riguarda il solo Dieudonné (accusato nello scandalo anche dell'omicidio di tre negri suoi dipendenti in Africa). E ricalca un tema caro a Simenon: il rapporto tra un giovane "rampante", spiantato ma molto ambizioso (che fin dalla prima descrizione si capisce pronto a qualsiasi nefandezza), e un altro soggetto ormai maturo e arrivato, quasi sempre ricco, di solito uomo (v. Il Presidente, Le campane di Bicétre, Il testamento Donadieu, ecc.) ma talvolta anche donna (come la vedova Couderc).
Simenon costruisce la ragnatela della interdipendenza fra i due e soprattutto della progressiva metamorfosi del giovane Maudet. Il gioco è fra due avventurieri della stessa risma, dove la differenza è data solo dall'età e questa favorisce il più giovane.
Dapprima il segretario si mostra ammirato e deferente verso il vecchio potente Dieudonné, poi via via prendono il sopravvento altri sentimenti più ostili e ossessivi in un crescendo che porta all'inevitabile atto criminale finale come se questo fosse già dall'inizio nell'ordine naturale delle cose.
La grandezza di Simenon sta nella sua capacità di descrivere il percorso ineluttabile delle vicende dettato dai sentimenti malvagi che allignano nell'animo umano.
Le descrizioni dei personaggi e del loro sentire è crudo e sintetico, ma capace al contempo di catturare il lettore, imbrigliarlo e di lasciarlo stordito alla fine del romanzo.
La trama è quasi inesistente e, data la lunghezza del testo, talvolta mi è parso un po' prolisso. Ma giusto una sensazione che non mi ha impedito di arrivare velocemente alla fine.