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Un "non-giallo"
Questo è un racconto di Simenon in cui c'è anche Maigret. Ma qui Maigret fa quasi da spettatore passivo degli eventi. Anzi, per qualche verso può essere considerato uno dei personaggi dentro alla vicenda.
Infatto la storia racconta di Maigret che torna a Saint Fiacre, luogo della sua infanzia e giovinezza, in quanto il padre era stato l'intendente della tenuta. Perchè la polizia parigina ha ricevuto una lettera in cui si avverte che si tenterà di commettere un crimine nella chiesa. E in effetti lì durante la funzione di Ognissanti la contessa di Saint Fiacre muore per un malore. Morte sospetta, considerato che era stata preannunciata.
Simenon è bravissimo nel descrivere l'attesa del delitto, in chiesa, tra sermoni, incenso, preghiere, ecc.
Gli interrogatori che conduce, così come le frequentazioni dei luoghi, sono lo spunto per Maigret per tornare a ripensare al suo passato e a confrontarsi con il presente. Molto è cambiato nelle persone, nei luoghi e nelle cose, Ma molto è cambiato anche nella sua percezione di uomo adulto che ha ormai perso la sua ingenuità di fanciullo.
I personaggi sono ben delineati e, come in ogni buon giallo, hanno tutti un motivo per essere accusati dell'assassinio. Ma quello che più affascina del romanzo sono le descrizioni e le pulsioni che muovono ciascuno di essi: provincialismo, bigottisno, avidità, povertà, dignità, scaltrezza, menzogna, paura, riscatto, banalità... E poi c'è il fascino dell'ambientazione e delle atmosfere del castello e del paesino.
Quindi, definire questo libro solo un bel giallo è riduttivo
Il romanzo è stato scritto negli anni '30, ma non dimostra affatto la sua età. Grazie forse anche ad una traduzione recente.
Ho letto che ne è stato tratto un film con J. Gabin e che ci sono anche riduzioni tv. Ma non credo che cercherò anche di vederlo...
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Amalia