Dettagli Recensione
Un'ottima lettura
Ottimo romanzo ambientato nell’URSS del dopoguerra, al culmine del periodo Staliniano, periodo storico molto poco conosciuto e caratterizzato dall’ideologia socialista spinta al suo massimo grado di repressione. L’Unione Sovietica, un enorme paese che fino a pochi decenni prima era caratterizzato da un’economia prevalentemente agricola, culturalmente ed economicamente arretrato, che è stato trasformato in una realtà “moderna” ed industrializzata per potersi garantire il ruolo di superpotenza mondiale. Un paese che a partire dagli anni 30 ha perpetrato epurazioni e deportazioni nel nome di un idea che non voleva avversari, che prevedeva di eliminare presunti sabotatori, cospiratori, terroristi ma anche minoranze etniche, dove nessuno poteva ritenersi al sicuro. Il romanzo si sviluppa in un clima di disperato terrore descrivendo in modo crudo, violento, quasi palpabile la paura di essere notati, additati, accusati, perché se ciò accade la conseguenza può essere solamente l’imprigionamento in un gulag o la fucilazione. Leo Demidov il protagonista è un ex eroe di guerra diventato ufficiale dell’MGB, la polizia segreta che ha preceduto il più famoso KGB. Leo svolge la sua attività in modo coscienzioso senza mettere in dubbio la bontà delle azioni che deve compiere, considerandole come un male minore da accettare per un bene più grande, quello della nazione. Quando viene ritrovato il corpo di un bambino morto vicino ai binari della ferrovia, sarà Leo a doversi occupare di convincere i genitori ed in modo particolare il padre del piccolo, suo collega, che la morte altro non è stato se non un incidente. In URSS il crimine non esiste.
Ma purtroppo anche all’interno dell’MGB ci sono rivalità e odio e ben presto Leo si troverà a dover decidere se continuare ad essere un esecutore o ribellarsi all’ingiustizia accettandone le conseguenze. Quando sua moglie Raisa viene accusata di essere colpevole di tradimento sarà lui a dover indagare ed a decidere se confermare le accuse salvando se stesso o negarle costringendo tutta la sua famiglia a subirne le conseguenze. La difficile scelta che lo costringerà all’esilio gli permetterà di scoprire che in realtà il crimine benché negato e nascosto esiste e che le vittime sono numerose. Indagando con la massima cautela per non attirare ulteriormente l’attenzione dell’MGB e condannarsi definitivamente a morte, scoprirà che i bambini morti sono 44, tutti in una zona ben precisa e con dettagli identici. L’idea del serial killer in URSS non esiste, questo è forse il primo caso dimostrabile ma nessuno, soprattutto gli uomini al potere accetterebbero una simile idea in così netto contrasto con l’ideologia del regime. Leo non si arrenderà e trasformandosi da esiliato a ricercato riuscirà con la propria testardaggine e l’aiuto della moglie a identificare il colpevole e a fermarlo in un crescendo di situazione ed azioni un pochino rocambolesche che a mio avviso sono forse un pò fuori luogo nel contesto e che di conseguenza rendono la conclusione del romanzo non così credibile.
La morte di Stalin, l’ascesa al potere di Nikita Chruš??v, l’avvio del processo di destalinizzazione a seguito della denuncia delle violenze perpetrate che lo stesso Nikita Chruš??v farà al Congresso del PCUS permetteranno a Leo di riabilitare la propria immagine e di ricevere una proposta di reintegro nel suo ruolo nonché di una promozione. Non intendo svelare cosa deciderà di fare il protagonista ma forse i nuovi tempi gli offriranno la possibilità di scegliere di essere un uomo e non più una pedina.