Dettagli Recensione
assolutamente fantastico
Fu per caso che lessi il primo romanzo della scrittrice Julia Navarro, una giornalista e saggista spagnola che, per la prima volta, si misurava con un impegno puramente letterario.
In quel primo lavoro, “La fratellanza della Santa Sindone”, mi parve di riconoscere una persona abituata a confrontarsi con approccio professionale ai temi ed alle problematiche di carattere storico. Nelle sue opere successive questo modo di affrontare il tema narrativo scelto rimase, così come si ritrova nel suo ultimo lavoro, “Dimmi chi sono” (titolo originale “Dime quien soy”).
Devo ammettere che, leggendo le prime pagine, ebbi l’impressione di un’opera che avesse l’intenzione di esaminare temi più leggeri, meno calati nella realtà storica. In realtà, un volume di oltre mille pagine può permettersi di esaminare approfonditamente il carattere dei suoi personaggi, di delineare il contesto storico, in senso lato, ed umano con la dovuta lentezza, quella dello scorrere del tempo.
La storia, che si dipana nell’arco di tempo che va dai fatti che precedettero la guerra civile spagnola fino al crollo del Muro di Berlino, attraversa non solo il tempo, ma anche lo spazio toccando tutta l’Europa dalla Spagna all’Unione Sovietica, passando per il sud America e gli Stati Uniti.
L’ambientazione storica è precisa, ma personalmente amo leggere, nello svolgersi della vita di Amelia Garaoya, la protagonista, ciò che, in fondo, determina nel modo più nobile la vera caratteristica di una specie vincente: l’adattabilità, con, in più, la capacità cosciente di guardare in faccia ciò che siamo e di vincere la prova più difficile, quella che trasforma l’inevitabile cambiamento associato allo scorrere della vita in Evoluzione, con la “E” maiuscola. Un’Evoluzione, ovviamente, del tutto personale.
Il personaggio principale è un’eroina anche troppo umana, una persona “normale” che si trova ad affrontare avvenimenti troppo più grandi di lei partendo da scelte libere ma non del tutto consapevoli, foriere di errori che la segneranno profondamente. È proprio questa sua caratteristica, quella di essere profondamente umana, quindi fallibile, che suscita in me l’emozione di chi, in situazioni di fantasia calate in realtà dall’impatto emotivo terrificante, riconosce con la coda dell’occhio piccoli frammenti della propria vita.
Da un certo punto di vista, la si potrebbe definire una storia d’amore, l’amore dei sensi, dei sentimenti, dei genitori per i figli, dell’amico per l’amico, di un essere umano per un’Idea. Ma i fatti, terribili ed orribili, che si narrano e che tracciano cicatrici indelebili nello spirito e nel corpo dei personaggi aggiungono all’opera la funzione di testimonianza di ciò che, ormai, abbiamo quasi totalmente scordato e che, pure, riappare quotidianamente nei giornali che leggiamo e nei resoconti dei notiziari.
Come molti un po’ anestetizzato rispetto all’orrore quotidiano di quanto accade su questo buffo pianeta, ho rabbrividito leggendo di fatti immaginari eppure, verosimilmente, del tutto possibili in un periodo di orrori quale quello della seconda Guerra Mondiale.
Alla fine, anche io mi sono ritrovato perdutamente innamorato di quello straordinario essere umano che rappresenta il filo conduttore di un reportage differito. La donna che ogni uomo vorrebbe incontrare, una volta nella vita.
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Commenti
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Mi unisco ai complimenti!...veramente bravo!
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che belle queste parole:
la vera caratteristica di una specie vincente: l’adattabilità, con, in più, la capacità cosciente di guardare in faccia ciò che siamo e di vincere la prova più difficile, quella che trasforma l’inevitabile cambiamento associato allo scorrere della vita in Evoluzione, con la “E” maiuscola. Un’Evoluzione, ovviamente, del tutto personale.
ho sempre avuto questo concetto in testa e tu lo hai espresso benissimo!grazie!
ciao
Granatina