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Indocina Mon Amour
Graham Greene ha avuto una vita avventurosa, ha viaggiato moltissimo ed ha scritto tanti libri. Molti di questi ripercorrono fatti ed esperienze da lui vissute, si ispirano a persone incontrate. E’ stato redattore del Times, ha collaborato con il controspionaggio inglese, è stato più volte corrispondente all’estero.
Il periodo tra i più affascinanti vissuti dal nostro ispira “L’americano tranquillo”, uno dei libri più riusciti di Greene. Lo scenario è subito di quelli tosti. Siamo nel Vietnam, è il 1952, l’anno del tramonto del colonialismo francese in Indocina, qualche anno prima che gli Americani inizino la loro assurda guerra in nome del “Domino Effect”. Sappiamo tutti com’è finita.
Qualcuno in meno (sicuramente io) sa che la Saigon di quegli anni, tra militari francesi, neutrali corrispondenti inglesi, giovani patrioti americani e belle vietnamite è uno scenario perfetto dove collocare un thriller spionistico dai risvolti gialli. Greene, per l’appunto, ci riesce in pieno.
Fowler, reporter inglese, cinico e disilluso, ha ritrovato uno scopo nella vita grazie a Phuong, giovane vietnamita, che vorrebbe sposare, ma che non può perche la moglie non vuole concedergli il divorzio. Pyle, è l’americano tranquillo, giovane ed intriso di Democrazy, appena arrivato in Vietnam, inizialmente non è chiaro perché.
Pyle una sera conosce Phuong e se ne innamora, chiede a Fowler di farsi da parte, perché lui non può sposarla, Pyle invece la ama e vuole portarla con sé in America. La determinazione di Pyle lascia Fowler nello sconforto, anche perché la moglie ha confermato ancora una volta di non volerlo lasciare, è cattolica non accetta il divorzio, inoltre il suo periodo di corrispondente estero in Vietnam sta per terminare. Una sera Pyle deve incontrarsi con Fowler in un ristorante, ma a quell’appuntamento l’americano tranquillo non arriverà mai.
La storia è questa, ma non è scritta così. Il libro parte a razzo con la morte di Pyle e tra flash-back e come-back al presente, si sviluppa attraverso l’istruttoria di Vigot, il commissario della Sureté francese incaricato di indagare sul misterioso attentato.
Scavando nei ricordi di Fowler, conosceremo le sue convinzioni, ma soprattutto le sue debolezze(*), e verremo a capo della soluzione inaspettata della trama, tessuta fino a quel momento in maniera praticamente perfetta.
(*) “Siamo troppo piccoli nel corpo e troppo meschini di mente per possedere un’altra persona senza soccombere all’orgoglio, o essere posseduti senza sentirci umiliati”
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