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Deludente
Le distese dell’Artico alla fine dell’Ottocento. Tre esploratori svedesi scompaiono dopo un avventuroso viaggio in pallone. Sono in pochi a sapere che a bordo di quel pallone Nils Strindberg aveva con sé una stella e una croce di origine sconosciuta. Ma nessuno sa dove sono finite. Più di cento anni dopo, immergendosi in una vecchia galleria mineraria di una remota regione della Svezia, un sommozzatore scopre un corpo che la miniera custodisce da lunghi anni, con il suo segreto: una croce ansata che rappresenta il simbolo egizio della vita. Potrebbe trattarsi dello stesso oggetto gelosamente conservato da Strindberg? Ma dove si nasconde la stella?
Don Titelman, uno storico eccentrico esperto di miti e simboli religiosi, viene coinvolto e trascinato suo malgrado nella ricerca dell’altra metà della chiave: braccato da una misteriosa e potente Fondazione segreta, Titelman fugge attraverso l’Europa inseguendo l’antico mistero che lo porterà a ripercorrere le tracce di Strindberg tra i ghiacci del Polo e a scoprire il vero scopo della sua spedizione. In parte thriller, in parte romanzo d’avventura,
La stella di Strindberg è una disperata caccia alla conoscenza, un racconto fantastico attraversato dall’oscura storia dell’Europa del ventesimo secolo, che fonde abilmente immaginazione e precisione realistica e unisce le virtù di un’ingegnosa trama ricca di suspense a quelle di un vero romanzo.
Così descrive la trama il risvolto di copertina per chi prenderà in mano questo libro di 491 pagine. Un libro scritto dall’autore/giornalista svedese Jan Wallentin che a detta di molti critici è ormai il Dan Brown del paese nordico.
Sulla copertina invece c’è una citazione a margine, che secondo me rovina l’illustrazione particolarmente suggestiva, con scritto:
“Una storia grandiosa, che vi lascerà senza fiato” Folkbladet
Senza fiato? Bha sinceramente non sono d’accordo. Io il fiato non l’ho mai trattenuto, anzi ammetto di essermi annoiata per buona parte del libro, aspettando il famoso colpo di scena che mi potesse scrollare dal torpore della storia.
E poi chi che o chi caspita è Folkbladet? Almeno mettimi un cenno a fondo copertina per capire chi sta “dicendo” una cosa del genere! In pratica vengo a scoprire che è un giornale periodico che di autorevole mi da ben poco.
Per carità non è che se mi commenta “Il Post” stia ad ascoltarlo di più, però un minimo di credenziali le ha!
Comunque in pratica la trama già dice tutto sul percorso del libro. Il ritrovamento di un oggetto, la scarsa presa di considerazione da parte dei media, il furto della scoperta e una lunghissima sequela di spostamenti, che dovrebbero essere il “viaggio verso la conoscenza”, compiuti da questo professore preso in causa, drogato di farmaci con un carattere pari ad un paramecio, e di questa “avvocato” che prende in mano la situazione manovrandolo a suo piacimento.
La rosa dei personaggi è mal descritta e poco avvincente. Ci fosse una controparte decente in tutta la schiera di nomi. Forse forse se ne salva una, che viene demonizzata per tutto il libro facendoti credere capace di quali stregonerie, senza che poi venga fuori niente.
L’unica cosa che mi ha interessato un pochino è la sottile vena storica legata all’Olocausto e alla follia nazista, vena che sembra debba avere degli sfoghi e invece vieni a scoprire che c’entra ben poco col romanzo.
E allora cosa ti vai a impelagare in un fatto storico così potente, mi domando!? Che poi con qualche sprazzo di citazione qua e là, in lingua non tradotta oltretutto da nessuna nota a piè di pagina, mi vai anche a sminuire un argomento che non si merita questo trattamento.
Non parliamo del finale poi… una vera delusione. L’Autore mena il torrone fino all’inverosimile, senza far accadere in pratica nulla per tutto il libro, a parte qualche scoperta ovvia per il procedere della storia, e tu Lettore attendi ormai con “disperazione” che l’evento straordinario si compia e invece niente. Rimani a bocca asciutta perchè “l’umanità non è pronta”.
Ma per favore!
Ah Jan Wallentin… tutto questo scalpore da dove arriva!?
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