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Quello che non mi merito
Mi è bastato leggere il primo della “Millenium Trilogy”, e qualche capitolo del secondo, per sentirmi a pieno titolo fan del “Club del romanzo del crimine svedese”.
Anche se, devo ammetterlo, mi oriento con qualche difficoltà in questa galassia di scrittori, più spesso scrittrici, con cognomi inequivocabili: Lackberg, Larsson (Asa e non Stieg), Lindqvist, Mankell, Marklund, e mi fermo alla lettera emme.
Quindi, se metto sul comodino il libro di Anne Holt (che è norvegese e non svedese, ma chissene …), "Quello che ti meriti", già immagino di meritarmi fiordi innevati, atmosfere gelide e cupe, personaggi misteriosi ed inquietanti.
Le premesse, infatti, ci sono tutte e sono interessantissime, uno psicopatico (killer seriale ?) che rapisce i bambini, un investigatore con una terribile esperienza personale alle spalle, una criminologa sensibile ed anticonvenzionale, una storia che promette di essere avvincente, mirabile intreccio di pathos, orrore, e protagonisti, capaci di comprendere le pieghe più oscure dell’animo umano.
Invece, niente. Il libro è lentissimo, la trama principale si intreccia continuamente con un’altra storia, che appare come un cold case insipido. La coppia di investigatori, Vik e Ingvar, rimane, per tutto il tempo dell’indagine, improbabile e strana. Persino l’assassino non riesce ad intrigare, ed il finale non soddisfa, lasciandoti con la sensazione di aver letto una specie di ennesimo caso della Signora in Giallo, che avevi già visto più volte in tv, l’ultima, in replica, dopo le due di notte.
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Commenti
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Ciao!
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beh, visto come ne parli tu, allora il titolo del romanzo sembrerebbe una minaccia per il lettore!! Ghgh! :))))
non lo leggerò!!!! :)
ciao!