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Amnesia indotta
"Devo, devo ,devo assolutamente leggerlo!!! imperativo categorico!" dissi, con il libro tra le mani, quando ne lessi la trama in libreria. Accattivante era dir poco: mi sembrava un'ottima occasione per leggere uno psycho-thriller che avrebbe tenuto altissima la tensione delle mie notti insonni. E invece no.
Nei labirinti della mente, il protagonista, Marc Lucas, non riesce a distinguere i ricordi dalla realtà perché probabilmente è stato sottoposto ad una cancellazione parziale della memoria. Da qui la sua vicenda per rimpadronirsi della sua vita e capire cosa gli sia accaduto. Con tanto di finale a sorpresa (agghiacciante! non tanto per il contenuto a livello etico, quanto per la "trovata" assolutamente forzata e inutile!)
La pecca più evidente del libro, a mio parere, è lo stile dell'autore: avendo già letto la sua opera d'esordio ("La terapia", di cui trovate una mia recensione qui su Qlibri), mi aspettavo un netto miglioramento, essendo questa la sua quarta opera. Invece, mentre ne La terapia, lamentavo un'azione esageratamente frazionata, qui ho notato la totale assenza d'introspezione psicologica: anche qui lo stile non è estremamente fluido di certo, però, da uno psycho-thriller, in fatto di introspezione, pretendo decisamente qualcosa in più. Mai una volta che si parli dello stato d'animo di Marc, mai una volta che egli esprima con chiarezza la sua disperazione, la sua angoscia, il suo brancolare nel buio, appeso a frammenti di ricordi che sembrano contrastare l'uno con l'altro e a loro volta con la nuova realtà che si trova costretto a vivere. L'azione divora la mente del protagonista e non ce la mostra, e lo stesso fa con l'empatia che avremmo potuto creare con lui: muore sul nascere.
Oltre a questo ho notato molte assonanze con "La Terapia", richiami ad un altro libro precedente (che io però non ho letto, trattasi de "Il ladro di anime"), evidentissimi richiami a svariati film sul tema ("Se mi lasci ti cancello" tra i tanti e poi, in primo luogo, ce ne sarebbe però un altro, di cui non vi posso dire nulla prima di leggere il libro, onde evitare di rovinarvi quel poco di buono che c'è!). Ho sempre la costante impressione che Fitzek scriva sotto ispirazione del grande schermo... e non è una bella cosa!
La parte migliore del libro sta, secondo me, nelle due appendici finali: dove si parla dell’idea alla base del testo e di un’inquietante “soluzione”.
Riponevo grandi aspettative in questo autore: credo di potergli concedere un'altra chance, anche se non ne sono sicuramente entusiasta.
Alla prossima lettura.
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Commenti
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Che dire....io prediligo altri generi, ma leggendo le tue recensioni su gialli e thriller,resto sempre affascinata dalla tua profondità e dalla capacità di sviscerare il testo!
Mi viene sempre una gran voglia di leggerli....
;)) grazie, silvia, troppo gentile!!!
però da quanto dici Faye, forse è meglio iniziare da qualche altro autore... giusto?
;)
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:))