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Donne e topi (di paglia)
Cane di paglia, bellissimo film di Peckinpah, parla di un tranquillo professore di matematica, interpretato da Dustin Hoffman, che si trasforma in un freddo (ed efferato) assassino, per difendersi da alcuni sbandati che cercano di entrare in casa sua, perché vogliono uccidere lui e la moglie.
Il film, per ovvie esigenze di copione, non spiega, ma si limita a mostrare la trasformazione del personaggio, e l’escalation di violenza che ne consegue, senza dare giudizi morali. Indugiando sull’essere primordiale che è rimasto in ognuno di noi, anche se sepolto dalle infrastrutture etico morali poste dalla società, pronto però a riemergere quando dobbiamo dare conto al nostro istinto di sopravvivenza.
Shelley, la giovane protagonista di Topi, è un cane di paglia, o un topo come si definisce lei, che ha passato buona parte della sua adolescenza a subire, in buona compagnia della madre.
Abbandonata dal padre, e oggetto di ripetute violenze da parte di un gruppo di compagne di scuola, un tempo amiche del cuore, ma oggi carnefici, solo perché esaltate da tanta remissività, si trasferisce con la madre in una casa di campagna, lontana dalla città e quindi isola felice, perché distante dalla civiltà e dai soprusi fisici e morali, dei quali è stata ripetutamente oggetto.
In questa nuova fase della sua vita troverà ancora una volta un carnefice, ma avrà modo di capire durante questa nuova, allucinante, esperienza, qual è la reale importanza della riscossa.
Libro avvincente, ricco di pathos e dosato nei colpi di scena, ti cattura sin dall’inizio, e non ti lascia fino ad un consistente ed inaspettato finale (che ovviamente non vi svelerò).